Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

PAGLIARI AUGUSTO, MIO AMIOO. (A Pietrogrado, nel novembre 1917). Ormai ognuno pensa a sé. Il solo che osi ancora offrire qualcosa è Rodgers. Siamo in cinque intorno alla sua tavola a guardarci senza pudore con occhi lucidi e freddi che s'allietano appena sco– prono in un viso amico un pallore o una ruga che riveli le pri– vazioni di ieri. Poi ci chiniamo a osservare la trama a scacchi della tovaglia. Lebrun si rivolge all'ospite: - Beati voi de}l' Ambasciata di' Ame– rica; scommetto che avete ancora provviste per sei mesi. Rodgers ri~onde pacato : - Per sei giorni. Lebrun si lagna con voce monotona;: - Se presentiamo a.ne Cooperative i buoni che ci regala, il Governo, ci sghignazzano in viso. Porci. Bisogna minacciare e corrompere per ottenere un pugno di riso, un'oncia di margarina. Iersera non trovai che un pezzo di pane: in bocca mi diventò fango, fango viscido e fetido come quello delle trincee. Orsini sorride triste: - Lamentarsi non serve. La sofferenza comincia a radunare lentaimente gl'Italiani che la rivoluzione aveva cacciati ,qua e làr, tira fuori quelli che s'erano interrati nelle viuzze ò'ei quartieri lontani, li spinge titubanti sulla Morskaia verso il Consolato a chiiedere le carte per tornare in Italia. Si ,domandano : - Troveremo ancora la guerra ? Entro con loro. La stufa è arroventata e l'aria secca prende alla gola. Intorno, con le spalle alla parete, uomini magri ànsimano. Sembra tornino da una grande fatica. Nell'affanno indovini i loro corpi senza carne, i 1Petti·incavati. Quella poca luce polverosa che scende dal :finestrone alto, diventa bianca sugli occhi, sui denti. Nel centro, sopra una piccola tavola qualcuno volta pagine su pagine che gli scricchiolano tra le dita come foglie morte. Nel Giardino d'Estate ho visto ieri dlue foglie gialle, le ultime, posarsi sulla neve con un brivido . • BibliotecaGino Bianco

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