Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
H. BREMOND, Histoire littéraire du sentiment religieux en France 767 classi de\ pensiero religioso, mi sembra non sia altro che la diversa !!'ra– dazione di una stessa categoria. Ogni religioso tende a Dio, ci dic~ il Bremond, ma vi tende o essendo tutto per Dio ed ecco il teocentrismo oppure volendo Dio tutto per sé, ed ecco l'ant~opocentrismo. Constata~ zione vera, ma che significa essa se non che il religioso può passare da uno stato imperfettamente mistico ad uno stato perfetto ? Si ama prima Dio _per noi, ma, progredendo, si giunge ad amare Dio per Dio. Grado questo quasi perfetto dell'amore, stato mistico dei più alti al quale pochi giungono. Ma ciò non significa che formi una categoria a sé stante della religione, non potendosi .scambiare due momenti di una stessa vita re– ligiosa con àue modi di essere religiosi. Ma sono le figure vive, è il fer– vore ed il fermento delle. idee, sono le azioni che ci interessano, e se presto dimentichiamo la trovata dell'antropocentrismo e del teocen– trismo, restano invece presenti Francesco di Sales, la Chantal, i Pascal, Arnauld, Nicole, Lallemant, Berulle, Condren, Olier, Surin, Maria dell'Incarnazione, Giovanni di Saint-Samson, Fénelon, Bossuet, e an– che Richeome, Binet, Camus, Yves di Parigi, Vincenzo di Paoli, Bour– dalou, Ooton, Benedetto di Canfeld, Madama Acarie, Margherita d' Ar– bouze, Eudes, Tillemont, Rigoleux, Guilloré e parecchie decine di altri uomini di fede, d'azione e di contemplazione, molti dei quali sono vivi per noi solo perché il Bremond ha saputo infondere loro questa vita. Questa Storia, già colossale, ma che fino ad ora non è che un terzo di quello che sarà, oltre all'intento morale religioso, ha pure uno scopo letterario ed estetico: vuol illuminare col fatto religioso la coscienza poetica·. In Pr-ière et Poésie il Bi·emond lo dice chiaro : « Pour moi je ne me distingue des uns et de.s autres (riferendosi allo Sharp, al Ma– réchal, al Grandmaison, che hanno trattato dei rapporti tra poesia e mistica) que sur un point, que, du reste, je suis bien s(tr qu'ils ne me contesteraient pas, un simple renversement de perspective. Au lieu d'éclairer, comme ils semblent vouloir faire, l'expérien~ mystique par l'expérience poétique, c'est à la première que je demande de me révéler la vraie nature de la seconde; ... au mystique de nous expliquer le poète ». Il poeta, secondo il Bremond, è un mi.stico m ancato, e n on può quindi chiarire il fatto mistico : come potrebbe Shelley illumina.re o svelarci San Giovanni della Croce? L'inverso è dunque vero, cioè l'esperienza mi– stica rischiara un poco il mistero dell'esperienza poetica. Il mistico, a differenza del poeta, largheggia, nelle descrizioni dei proprii stati d'animo, e queste descrizioni possono rivelarci qualcosa del mondo poe– tico. « C'est par le dessein psychologique de son expérience propre que le poète peut etre comparé au mystique ». Con questo non si mira a raggiungere la radice del fatto poetico, né di quello mistico : « la poésie est mystère » ripete il Bremond in Raòine et Valery; ma mistero è anche la vita mistica, così che non è possibile raggiungere tale duplice mistero coll'intelletto. Ma se l'esperienza mistica del divino è ineffabile, prima di raO'giungerla il mistico passa per molteplici altre esperienze che pos– siam; considerare più umane, e che son quelle appunto che assomigliano all'esperienza poetica. Il nostro autore considera nei mistici i lati meglio comprensibili, i più umani, perché ci aiutino a intendere anche altri aspetti e attività dell'uomo : « Au lieu de mettre les mystiques hors de l'humanité, nous serions tentés plutòt d'ouvrir la carrière BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy