Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

R. ESCHOLIER_, Eitgè·ne Delacroix et sa « Consolatrice >> 763 Un, brutto scherzo doyeva giuocare al pittore una sua collega, donna deliziosamente bella, capricciosa ed intelligente, Maria Elisabetta Bla– vot, che .sotto il nome di Maria Monchabon era assai nota nel mondo artistico. Maria Elisabetta era sposa di Clement Boulanger, allievo di Ingres, ed Ingres stesso la ritrasse nel pieno rigoglio della sua volut– tuosa bellezza. Un pomeriggio di settembre del 1838, la, bella Maria piomba nello studio di Delacroix, e: cc Vi rapisco (gli dice) partiremo domani insieme per il Belgio e l'Olanda .... ». Rubens, Rembr~ndt, i suoi dèi. Delacroix a quarant'anni non ha visto ancora i suoi due numi a. casa loro. Ora li vedrà, li godrà, e in quale compagnia. È un sogno : Bruxelles, Anversa, l' Aja. Ma che tremendo risveglio quella mattina all' Aja. Accanto a lui, nell' incerta luce, non è se non il profumo della bella amica. Lei è sparita con armi e bagagli : sul piano del caminetto c'è mm sua lettera, -con spiegazioni e pretesti vaghi. È facile immaginare lo stato d'animo del pittore e il suo ritorno a Parigi. Non volle più rive– dere la fuggitiva; ma qualche anno più tardi, quando lei era divèutata moglie di François Cavé, capodivisione alle Belle Arti, gliela fecero tro– vare accanto, a una tavola di amici comuni. Fu la riconciliazione, dopo un sobbalzo che egli dominò da perfetto uomo di mondo. Siamo, come ho detto, nel 1838, e fermiamoci qui con la storia delle avventure amorose. Raymond Escholier pubblica ora parte delle lettere che Delacroix scrisse a J oséphine Chaman de la Valette, sposata a un de Forget. La corrispondenza va dal 1832 al 1863 ; ma un pacco di lettere posteriori a queste furono bruciate per volontà della stessa Madame de Forget. È presumibile che fossero le più interessanti. Quando cominciò la relazione -con J oséphine ? In qualche lettera si accenna a fatti acca– duti ai due qualche anno prima del 1832. Confrontiamo le date delle avventu~ sopraccennate per fare.i un' idea esatta della situazione. Il padre di Joséphine, Anton Maria Chaman de la Valette, conte dell'Impero, per aver favorito il ritorno di Napoleone durante i cento giorni, era stato -condannato a morte .. La sentenza doveva eseguirsi il 26 dicembre 1815. La vigilia il conte, chiuso in una cella della Concièr– gérie è con sua moglie, Emilia Luisa di Beauharnais, nipote di Giusep– pina Imperatrice, e con la piccola J oséphine di tredici anni, giunta dal collegio dell' Abbaye au Bois. Emilia ha il suo piano per salvare il ma– rito e, risoluta ed energica, lo impone. Lo traveste coi suoi abiti, lo spinge fuori della cella, al braccio della figlia. Ella resta prigioniera. Padre e figlia pas.sano dinanzi ai carcerieri e alle sentinelle, fino al– l'estrema porta della Concièrgérie; fuori il conte sale su una vettura mentre J oséphine prende il posto di lui nella portantina, sola, e sente l'allarme dato dalla prigione, dove si sono accorti della fuga. Fermano la portantina, ma il padre è salvo e può riparare all'estero. La madre esce dall'eroica avventura, disfatta. Nell'attesa di raggiungere il marito, sente che la sua ragione vacilla, intuisce che la figlia resterà sola, sen– z'appoggio e così la fa sposa, a quindici anni, a Tony de Forget. Fa– miglia tragica questa dei La Valette-de Forget. Il padre di Joséphine, • tornato il '21 dall'esilio, trova la moglie fuori di senno in una follia quieta e irreparabile dove a lampi riappare l' incubo della scena della Concièrgérie. Joséphine ebbe tre figli, l'ultimo dei quali, nel 1836, perì BibliotecaGino Bianco

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