Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

762 R. EsCHOLIER, Eugène Delacroix et sa « Consolatrice » un cerebrale che un istintivo e un sanguigno e, anche quando si può supporre che la foga dell' ispirazione travolga romanticamente ogni freno nell'attuazione dell'opera, egli ascolta sempre gli angeli tutelari di quei suoi limiti, da Rubens al Veronese, pronti a suggerirgli la, so– luzione di un problema o l'impianto di un'opera. Per nascita e per edu– cazione è un uomo piuttosto incline a non sfoggiare dispendi cli energie, come avrebbe fatto un Courbet, ma è, anche in questo, agli antipodi dalla contenuta, fredda e pertinace violenza di un Ingres. Raramente la natura ha dato campioni così netti di due tendenze fondamentali, come in questi due artisti. La famiglia Delacroix era dell'alta borghesia del primo impero; famiglia di diplomatici; ma se è vero che Eugenio sia :figlio di Talleyrand, come pare, non si può negare che il cara,ttere del padre, almeno la parte buona, sia disceso nel :figlio. La « svngulière pe– tite fenvme ll dagli occhi « limpides oomme des belles perles et firns, doux oomme un velours ll (lettera di Delacroix a Pierret, dell' 11 dicem– bre •1817) che iniziò la carriera amorosa del pittore, era un' inglese, cameriera dell'ambasciatrice madame de Vernina.e, sorella di Eugenio. Un amore ancillare, come quello per Jenny. Dopo più leggiere avven– ture, ecco l'amore tormentato, romantico, con una donna legata a un suo caro amico, donna che pretende tenere sotto il suo giogo i due uo– mini. cc La femme est aittrement faite que nous? ll. si domanda Dela– croix. La creatura furba per qualche anno riempie di pena la vita dei due amici. Finalmente a Londra nel 1824-25 dove Dela.croix era andato a passare qualche tempo -con Bonington, conobbe Mrs. Dalton e con lei restò legato diversi anni. Già amica di Orazio Vernet, Mrs. Dalton era una giovane ballerina francese che Mr. Dalton aveva condotto all'al– tare; ora, a Londra, Dela.croix la trovava amica di Bonington. Il re– sultato di questo legame fu che l'antica allieva di Tersicore diventò pit– trice e arrivò persino ad ottenere delle medaglie al Salon. Circa dieci anni dopo, nel '34, George ,Sand, dopo l'avventura col dottor Pagello, fra il pensiero della morte e l' insaziata bramosia di vivere secondo il caprfocio dei suoi desideri, e piena di nostalgia amo– rosa per De Musset, posava per Delacroix, ché l'editore Buloj gliene aveva commesso il ritratto. Si sa cosa succede quando si confidano le pene amorose ad un accogliente amico dell'altro sesso; a forza di par– lare del fatale Alfredo, il modello si illuse sulle intenzioni del pittore che le largiva cor i.sigli : e< Laissez vous aller, disait il; quand je suis ainsi, je ne fais pas le fi.er . Je ne suis pas né .r·ornain. Je m'abandonne à mon desespoir. H me rong e, il rn'abat, il me tue. Quand il en a assez, il -se lasse à son toitr et il me quitte ll. Ottima ricetta, come si vede, per pa·s– sare le bufere romantiche, quando specialmente si è sic.uri che la di– sperazione roda, abbatta, ma lasci vivo. Dinanzi a,lla piega che pren– devano le confidenze di George, di fresco delusa anche da Liszt ( « je m 1 étais sottement infatuée ·a'une vertu inutile et M. Liszt ne pensait qu'à Dieit età la Sainte Vierge, qui me me ressemble pas absolument ll). Delacroix diventava sempre più gelido e non ci fu verso per la povera scrittrice di ottenere da lui che consigli e, nei momenti più pericolosi, delle sigarette di paglia. La delusione creò tra i due dei rapporti difficili, ma col tempo la loro amicizia tornò ad essere piana e cordia,le. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy