Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
758 G. PR.A.MPOLINI, Segni rapidi enunciati, conferisce una certa stanchezza al· tono complessivo. Così la gracilità di certi ricami lirici e fiabeschi, - echi, a momenti di poesia orientale o di moderne letterature nordiche, - appare un po' leziosa e pericolante verso il genere sentimentale. Allora la parola, che nel miglior Prampolini dà sempre suono esatto ed efficace, si fa in– colore e generica, e quasi di una poeticità presupposta, come quella di certe traduzioni prosastiche di liriche straniere. Perciò prefe:i:iamo, nel libro, le pagine di diario marino e la coloritissima Guida e storia del villaggio, mentre meno ci convincono i poemetti in prosa e in genere i tratti più elaborati e compositi. La tendenza ad una sorta di ricer– catezza un po' mièvre è il maggior pericolo da cui il Prampolini debba guardarsi. Ma son difetti: e nessuno ne va immune. Quanto al lettore, esso non potrà non ritornare al breve volume, dove innegabilmente si esprime un'anima di poeta. SERGIOSoLMI. UBALDO FAGIOLI, Sangue rosso. - Vallecchi, Firenze, 1932. L. 8. « Il primo a far la, prova fu il figlio del cocciaro, che tirò fuori dalla tasca un bacarozzo che sembrava ingTassato apposta. Gli fece colar sop,ra tre gocce di cera bollente e gli piantò sul dorso un mozzicone di candeletta accesa. Quello rimase là, in terra, con le zampe aperte come se gli fosse stata piantata una spilla attraverso la testa e fosse· già nella scatola del naturalista. Ma i ragazzi a gridare e a strepitare che .pareva l'ira di Dio! - Corri, corri, bacarò, che domani è l' Ascensiò, - e la bestia cominciò a muoversi dondolando pesantemente e i ragazzi chini, con le mani sulle ginocchia, si sbellicavano dalle risa». Tutto visto bene. E con non so che ironia di superficie. Quanti bacarozzi bru– ciati e calpestati per la festa dell'Ascensione! Ma eccone uno, che, ar– ranca arranca, s' è portato fino in fondo a un vicolo chiuso, dove, al– l'altezza d'un metro, c'è il quadro della Madonna della Misericordia, che da tanti anni non ha più il lumino acceso: « Il bacarozzo con la sua fiammella .sopra la groppa si arrampicò sul muro tutto sporgenze e mattoni rosi dal tempo e si fermò proprio lì, nella cunetta, davanti al quadro; e i ragazzi rimasero muti, ma Luisella disse - Ave Maria, - e allora tutti s' inginocchiarono aspettando che la fiammella si .spe– gnesse>>. Così finisce Creatura di Dio, il primo di questa raccolta di bozzetti. Che cosa ha voluto dire l'autore ? Forse che il bacarozzo, spietatamente condannato alla fiamma ,della candelina, si offrisse esem– pio di carità, mostrandosi pietoso della Madonna, lasciata. senza il lu– mino ? o forse soltanto che il poveretto andasse a impetrar grazia pet sé, recando alla Madonna della Misericordia quel segno cli venerazione che gli uomini non le davano più ? Comunque, l'ironia di superficie si spegne in una morale affiorante dal profondo. E questa tanto più ci conquide qùanto più ci rende pensosi con 13, sua ambiguità. La stessa impressione lascia il bozzetto dal titolo Le incredule. E l:,,·storia di un povero pazzo, cui hanno affidato un sacco di farina da portare, di notte, lungo uno stradale, e che lo butta intero, manciata dietro manciata, alle raganelle, le quali gli paiono dii' dai pantani BibliotecaGino Bianco
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