Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

Il centenario di Luigi Pulci Questa nostra mortal caduca vista fasciata è sempre d'uno oscuro velo, e spesso il vero scambia alla menzogna; poi si risveglia, come fa chi sogna. 735 In queste ottave _non c'è solo il presentimento dei viaggi di Cri– stoforo C-0lombo e d1 Amerigo Vespucci, ma la certezza che gli anti– podi sono abitati e hanno civiltà simile alla nostra (« e guerre e mo– narchie e regni»), ma il concetto della circumnavigazione del ofobo attuato poi da Magellano e Pigafetta, ma la meditazione sui m:ssimi problemi del conoscere e del credere, della scienza e della fede. 'l'ali meditazioni ridussero il poeta a mali passi: onde usci nella protesta ~vi, 42): · Sempre i giusti son primi i lacerati; io non vo' ragionar più della fede; ch'io me ne vo poi in bocca a questi frati, dove vanno anche spesso le lamprede; e certi scioperon pinzocorati rapportano: « Il tal disse, il tal non crede», donde tanto romor par che ci sia; se in principio era buio, e buio fia. La quale stanza, e le quattro non meno pepate che la seguono ( « io dico tanto a' neri quanto a' bigi »), non si leggono nelle edizioni mozze e racconcé durante i secoli della servitù d'Italia, che hanno, insieme con le solite alterazioni di lingua e di stile, travestimenti e travisa– menti di persone e d'azioni, strappi e storpiature d'idee e d'affetti. Solo risalendo al testo genuino del Morgante, assaporiamo le vi– vezze della parlata fiorentina dai giorni del Brunellesco e del Bur– chiello ai giorni del Magnifico e del Poliziano; scopriamo le punte coperte e le destre allusioni; ci mettiamo in condizione di comprendere capricci e ghiribizzi, novelline e barzellette, riboboli 1e passerotti; gustiamo man mano invenzioni gigantesche e grottesche, intuizioni psicologiche e riflessioni morali, svolgimenti lirici nelle parlate ampie come si conviene al secolo della nascente diplomazia e nei la.menti e soliloquii, e originali impastature dei caratteri di Orlando e Rinaldo giovine, di Morgante e Margutte, di Florinetta, e Antea, di Carlo e Ganellone, di Astarotte e Rinaldo vecchio. Rispondono ai movimenti cle' ca,ratteri i movimenti delle immagini, spesso mescolate di maravi– glioso e di comico, e i movimenti dell'animo del poeta, venati spesso di malinconia e d'ironia. « Come son vari volti e vario ingegno», così la divina diversità ispira questo poema, in cui « materia c'è da ca– mera e da piazza» (XXVIII, 140 e 142). Sanno di amarissimo riso gli effetti prodotti da situazioni inaspet– tate e tra loro in contrasto, come quando Carlo Magno condanna alla forca i sozzi traditori Ma,rsilio e Bianciardino, e tosto l'arcivescovo Turpino s'offre per boia, e Carlo gli risponde (XXVII, 268) : Ed io son ben contento che sia trattato di questi due cani l'opere sante con le sante mani. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy