Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
Solitudine 589 XI. Sentivo di là il chiacchierio degl'invitati; l'aria soffice e profu– mata della sala mi riassorbì, e per poco durò in me quell'eccita– zione benefica: la gaiezza del fuoco e la fretta con cui bolle l'acqua, o la rapidità con cui gli elementi si trasformano al fuoco. Ascoltavo decantare le virtù degl'italiani, in fondo ai quali, si diceva, v'è sempre Ul'l buon cuoco e un buon cantante. Gli occhi di Elfrida cer– carono i miei, e in essi, in quel momento, era una tregua. -Mil[)::trve di non averla mai conosciuta, che fosse una mia immaginazione; era lo stesso sentimento di chi abbia un'avventura passeggera, e aprendo gli occhi in un istante di fredda ragione, si accorge della donna come di'un personaggio estraneo ; al contrario, abbracciandola, par– landole, ritrova la donna eterna e sempre uguale della sua imma– ginazione. Tale mi apparve Elfrida, e il male che mi aveva potuto fare era simile allo strumento di difesa che si scOl[)re in un animale dall'~pparenza graziosa e innocua. Trovandosi un poco aecanto a me, m'indicò una delle sue convitate, tutta graziette e movenze : era una donna, dJ. cui mi aveva parlato Sl[)esso,curiosa e pericolosa, preoccupata di ved'ere fino a che punto arrivasse il suo fascino. Co– stei era venuta con un suo amico, un dottore che pretendeva di parlare latino come me : ella aveva uno sguardo profondo, scin– tillante, e quasi strabico, indossava un vestito ottocentesco, a cam– pana, di seta nera frusciante, e il suo corpo flessuoso s'indovinava in esso come se guizzasse in un elemento liquido, o come il corpo liscio d'una bambina in un costume pomposo. Accanto a costei un'altra giovine, esilissima, ma con uno sguarùo fred<lo e un viso quasi da ragazzo, ascoltava quello che si diceva intorno, con aria di profonda disapprovazione, quasi che il suo pensiero andasse sempre un punto più oltre. Era preoccupata di lasciarsi sempre aperta la possibilità di contraddire, e se il più delle volte non lo f~eva, il suo contegno indkava che lo avrebbe fatto volentieri. La pietanza preparata da me venne in tavola. Uno degl'invitati, uno svedese entusiasta, si mise a dirne meraviglie. - Quanto a man– giare, Sl[)iegò la donna fragile, la seconda di cui ho parlato, quanto a mangiare, in Italia, si può mangiare dappertutto ; ma non• così quanto a dormire. Il problema del letto non è entrato bene nella mentalità degl'italiani. Generalmente si dorme scomodi, e questo merita qualche considerazione. Io non me lo sono mai saputo spie– gare, ma certo una spiegazione ci dev'essere. Ella ne sa qualche cosa? - disse rivolgendosi a me. Ella parlava con un'aria raccolta, piena di dignità, e come se esponesse un problema d'i biologia. Co– noscevo già questa voce e questo tono : era lo stesso che talvolta adottava Elfrida. Cercai una ~iegazione del problema del letto, o
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