Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
588' O. Alvaro ràpporto con Elfrida mi aveva ricondotto a questo, e molti senti– menti che credevo di aver dimenticato, che io forse non sospettavo nepJPure, rinascevano in me. ,Ma perché mi ero messo· in quella condizione ? Ed Elfrida, in qualcuno dei nostri pranzi, non aveva forse lo stesso animo, se vòleva che ammirassi come sono disposti i pesci affumicati del Baltico, ed era contenta se io facevo onore · ad essi ? Nessuno può calcolare d'ove si cacci e come si travesta il patriottismo. Su questo punto accadono, secondo la mia, esperienza, le éose più assurde. E forse fu il mio contegno che, alla governante, una florida ragazza e chiàra, di quelle ragazze di buona famiglia, cfie per i tempi critici assumono in Germania il governo delle case borghesi, diede una curiosità e un interesse che la facevano arros– sire e impallidire conth'mamente alla mia presenza. I luoghi d:oveio cercavo, secondo una logica naturale e un senso dell'ordine tutto JParticolare, le cose necessarie àlla mia opera, non li indovinavo quasi maì, e me ne stupivo. Allora saltai su a dire che nei miei paesi il sale si tiene vicino ai fornelli, e non sull'asse presso la :finestra; e poi, molti utensili sono di forma diversa. Ella rideva, e con gli occhi umidi e lontani diceva: - Bella l'Italia? - ,M'indicava i luoghi dove riponeva le cose necessarie, come nascondigli segreti. Non faceva che ridere, quasi gorgogliando; a un certo punto pro– nunciò alcune parole d'italiano, che aveva imparato, mi disse, dac– ché io frequentavo quella casa. In una funzione come quella, mi sentivo ìn uno stato d'animo adatto, e le facevo domande, e àlla fine se fosse ca.ttolica o protestante, le solité domand'e che si fanno tra di loro la gente semplice. - Cattolica? - rispose con sorJPresa; - niente àffatto, - e scosse la testa. Aver da fare con gli elementi più semplici della vita, e insieme più necessari, mi dava un -riposo, un senso dei rapporti umani, mi faceva quasi ritrovare un istinto fondamentale; a momenti mì pareva di ripetere gli atti d'elle donne d1éimiei luoghi, e insieme àvevo l'ìmpression:e di assistere a quello ché facevo; la stessa ricetta di quella pietanza l'andavo :rintrac– ciando sul filo d'una memoria istintiva; e questo mio atteggiamento, qùésta: disposizione dell'animo esercitavano un'àttràzione in quella d6nnà : la quale non aveva nessun ritegno a sfiorarmi, a JPÒrmisi accanto in modo da nòn temere dii nulla, come se, fondendosi tanti elementi fra di loro, ella si fondésse con me. Questo era innocente; ma a un certo punto, quando la mia, lite éoi fornelli divenne feb– brile, e io dovevo intervenire in tutti quegli élementi in conflitto e in quelle voci discordi con l'urgenza di un'operazione, quel calore, quella febbre, quell'intéresse, allontanarono la donna da me, la quale si mise pensosa in ùn angolo a guardarmi. Era turbata. Qua~do l'operazione fu finita, e volli versare io stesso con diligenza l~ pietanza nel piatto, i nostri rapporti mutarono. Ella mi guardò diffidente e fredda. BibliotecaGino Bianco
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