Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
So lit-udine 587 umore dolce e caldo : o che nella notte fosse fiorita d'improvviso qualche cosa, e pur desto fingevo di dormire. Come nel sonno rian– d31voai tratti del suo volto riconoscendo un paesaggio caro, e sen– tivo che ella sorrideva; avevo l'impressione di chi tocchi un fiore. lMi ~cossi e gridai: - Ti amo; ti voglio amare, Elfrida; aiutami tu! - La sentii rid'ere in qualche parte della camera. La raggiunsi su un divano e tremavamo insieme nel buio. Ella si mise a baciarmi le mani, senza ragione. Nella notte, guard'ando la luce approssi– marsi monotona e grigia dietro i vetri, pensavo : che cosa manca che cosa vogliamo, che cosa devo fare? Non sapevo darmi risposta. Ella mi apparve spoglia e libera, della stessa forma di certe imma– gini di Cranach, e aggirandosi cosi come in una foresta nativa, disse: - Noi siamo pagani. Niente altro che pagani. - Avevamo sete, e ci dividemmo un anana,sso, col suo ciuffo, simile alla testa di una piccola negra. Eravamo intenti solo a questo come due ani– mali beati, e grondavamo l'umore di quel frutto come certe piant~ ferite nei boschi alla buona stagione. X. Elfrida convitò gli amici una di quelle sere, e io mi presi l'in– carico di preparare un piatto all'italiana. Quasi tutti i commensali di quella sera erano stati in Italia. Lontani dalla propria terra, le più piccole cose sono geloso patrimonio, e spesso noi ci rifugiamo in esse. Mi misi alla mia opera come a un ca1Polavoro; ero sicuro che la sua riuscita sarebbe stata una cosa importante; nello stesso tempo mi pentivo d',aver assunto quell'incarico, come se mi d'egra– dassi. Mi vennero a mente tutte le ironie che di solito si esercitano fra i diversi paesi soltanto sul capitolo della cucina, e mi parve dli dover difendere una posizione già troppo attaccata e pericolante. Servire, che cos'è servire? Molti miei compatrioti si sono dedicati a servire in ogni parte del mondo ; attraverso questo incarico che m'ero !Preso, io mi mettevo in contatto con loro e coi loro pensieri: servire vuol dire immedesimarsi con l'individuo estraneo, creargli delle abitudini, indurlo quasi a una mentalità non sua. Questo, nel senso più antico, significa servire. Un famoso sarto tagliatore a Londra, alcuni tagliatori di modelli femminili a Parigi, mille altri italiani spersi nel mondo e d'edicati ai mestieri cosiddetti servili, formano una gerarchia della quale in quel momento io mi sentivo parente : è un'immensa famiglia dispersa nella quale io conoscevo un poco la storia e le tappe. Questo mi veniva in mente mentre avevo da fare coi fornelli, le pentole, gli utensili che erano diversi da quelli del mio paese come sono diverse le facce d'elle razze. Il mio lioteca Gino Bianco
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