Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
Caterina Mansfield 565 di passeri che somiglia a un pigolio di pulcini, i passeri diventano puldni, piccoli gialli batuffoli, e subito l'atmosfera intorno si tra– sforma; dalla pioggia e dal fredd'o di una camera in Chelsea Street, si va nel sole caldo, tra fili d'erba, di una giornata dell'infanzia; dunque quel pigolio si è fatto musica, ha scoperto e seguito una vena interna, e, toccato fondo, ha suscitato un istante di vita che è poesia. Altre volte un odore: « Camminavo giù per strade strette, larghe gocce di pioggia cadevano. Passai d'avanti ad alcuni ma– gazzini d'imballaggio e il delizioso odore del legno fresco e della paglia mi ricordarono Wellington. Immaginai persino una seghe– ria., .. )). Sono rapidissime annotazioni che si leggono nel J ournal (marzo 1914 e sgg.) e se proprio non contengono poesia espressa danno l'intera voluta del momento in cui avviene un;i, determinata poesia. :ÈJ una sensazione qualunque, da nulla, per se stessa insi– gnificante, che, a un tratto, agisce da filo conduttore. In ogni caso quel filo porta Caterina al fondo della memoria : all'infanzia, alla Nuova Zelanda; e non a fatti di quel tempo, ma ai suoni, agli od'ori, alle forme che le cose avevano per lei in quel tempo. L'Europa era intanto in guerra, e nell'ottobre del 1915 arrivava in~tteso dalla Nuova Zelanda, con un reggimento di volontari australiani, il fratello cadetto di Caterina. Era il suo Chummie, il Bogey di cui in Preliide le bambine attend'ono la nascita e che in The Dolt s H ouse è troppo piccolo per giocare. Rimase con lei una settimana. E fu per lei una meravigliosa fioritura. Ogni giorno, al mattino presto, correva in camera di lui a piedi nudi; poi uscivano nel gia:r;dino e passeggiavano, interi pomeriggi, serate. Parlavano della loro vita nell'isola, esaltandosi di certi dettagli, del pero in mezzo all'aiuola di violette, del sedile traballante con un lucido segno di lumaca lungo la spalliera del cancello su cui si erano don– d'olati, dei tori che si vedevano passare al tramonto oltre i denti della palizzata. « Ma non è straordinario, - si chiedevano, - come era do,lce quella nostra felicità, come in modo positivo era do1ce, , splendente, calda? Io ricordo che ci guardavamo l'un l'altro e sorridevamo con l'aria di partecipa.rei un segreto .... >). Di questo giovanotto in diviza Anzacs ella non ba conosciuto che la sua vita di fanciullo ; egli viene a lei come quel pigolio di passeri che pareva un pigolio di pulcini; egli pare un fanciullo, un bambino, ed ecco la vita ch'ella ha conosciuto quando veramente egli era Dhummie bambino risvegliarsi intatta -e fluire : quel caldo, ·quel benessere, quel brulichio del giardino, quel cancello in fondo che sbatte, e quel fumo di focolare su dai tetti. ... Le intermittenze seguono alle intermittenze : egli parla, si muove, e ognuno dei suoi gesti o delle sue inflessioni di voce ne provocano una, richiamando continua– mente qualcosa di laggiù ; il cigolio di una carrucola, il canto di un gallo nell'alba, l'odore del_fieno, il rumore della carrozza che si BibliotecaGino Bianco
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