Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932

Caterina· Mansjield 559 giard,ino, i suoi prati cintati, le tre belle vacche sane, e polli e oche da mantener tutti!. .. >>. A due passi dalla villa c'era anche la scuola, l'unica scuola della località, e lì Caterina ebbe la sua prima elementare educazione, « insieme al ragazzo del lattaio e le figlie della lavandaia>> informa con sacro borghese orrore John M. Murry nella prefazione al J ournal. Ma in età di tredici anni partiva, sola, per Londra, per avere altra e compita educazione presso il Queen's College, Harley Street, da brava inglesina, e John M. Murry, nelle sue prefazioni, non manca di dimostrarsene soddisfatto. Per diversa ragione, Ca– terina adolescente credette allora di aver toccato il cielo con un dito. Essa voleva diventare una «scrittrice>>. Ho detto che ai suoi componimenti si dedicava con impegno letterario, svolgendoli come si trattasse di novelle, e che a nove anni era già riuscita a farsi accettare e pubblicare un racconto in una rivistina di Wellington. E trovarsi a Londra non fu per. lei ricevere la propria educazione di miss, ma prendere contatto con l'incredlibile mond'o degli arti- - sti, respirare un'atmosfera lontana dalla quale non si diventa (o non si diventa comme il faut) una «scrittrice>>- Dicono che in quell'atmosfera la sua personalità si sia formata. Nulla di più falso. Ella senti, senza dubbio, quel clima e per una ragazzina c'era. fin troppo di che infiammarsi. Era il momento della reazione estetizzante contro il « compromesso vittoriano>>; gli eli– sabettiani tornavano di modla; si guard'ava alla Francia e ai suoi poeti maledetti, pasto non certo nocivo, d'allora in poi, d'ogni gio– ventù; in Wilde, in Beardsley, in Swinburne si venerava la poesia per eccellenza liberata dal borghesismo ; ma si cominciava anche a leggere Stevenson, e i primi libri di Conrad, specie il Lord Jim) rifacevano un gusto più nuovo e più profond'o al palato d'el pub– blico. Dal 1901 al 1906, tutto il tempo che rimase in collegio, Caterina si conquistò la cultura letteraria che l'epoca le offriva. Ed è natu– rale che Wilde o Swinburne dovessero contare parecchio in quei suoi primi commerci intellettuali. Ma non si parli di « formazione della personalità)), sempre lentissima e più che in altri misteriosa nello scrittore, perché sia consentito a un critico dimostrare che la tale personalità si è formata il tale anno, nel tale ambiente, e attra– verso le tali letture. Né di quel periodo restano tracce nell'opera vitale del1a Mansfield, né d'al diario o dalle lettere si rileva che essa abbia mai tentato di lavorare nella direzione di quel gusto. Uscita di collegio, a diciott'anni, Caterina ritornava in Nuova Zelanda e vi tornava naturalmente contro vog]ia, tutta infiammata com'era dagli abbagli, per sentito dire, della vita letteraria. Ebbe magari l'impressione che qualcosa di raro, indispensabile alla sua vocazione, le venisse precluso dopo appena sfiorato. S'immaginò BibliotecaGino Bianco

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