Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
Caterina Mansjield 565 la Mansfield ha senza dubbio la parte che ebbe Cecov accanto a Tolstoi eccetera, o Maupassant accanto a Flaubert eccetera, e così via. C'è sempre stato un Cecov, nei grandi momenti di una lette– ratura, ossia uno che rinuncia al romanzo e ad ogni forma di rap– presentazione o interpretazione (sia sociale, sia mondana, sia reli– giosa) della propria epoca, per toccare fino in fondo le anime singole dei vinti dell'epoca, gli isolati d'allo scompiglio e dalla tempesta. Quest'uno è oggi in Inghilterra la Mansfieldl. E l'Europa si trova certo sulla strada di riconoscerlo se tanti sentono il biso– gno di tradurre e incorporare nella letteratura del proprio paese, una raccolta almeno delle sue novelle. In Francia, ad esempio, si sono impegnati a tradurre tutto di lei; grazie all'intraprendente editore Stock che nel '28 ha già dato alle .stampe le quattordici composizioni di Bliss (Felicité), nel '29 quelle d'el Garden Pa,rty, e recentemente una larga scelta di Let– tres, cui si annuncia seguiranno presti:-isimo il Journal e Nid de Colombe· (The Doves' Nest). In Italia non si avranno le opere complete, e non importa, in compenso la casa Treves-Treccani-Tumminelli ha pubblicato nella collezfone « .Stranieri moderni>> una raccolta di novelle, con cura scelte e tradotte, fra tutta la produzione della scrittrice, da Nina Ruffini ; ed è una raccolta che può, meglio di niente, bastare al pubblico monolingue. Non vorrei far credere, per ciò che ho scritto più sopra d'el Diario e delle. Lettere, che· 1a Mansfield sia da considerare alla stregua dei cosid'etti diaristi, di un Barbellion, di una Bashkirtseff o di un De Guérin, o che la sua arte d!i novelliere sia occasional– mente fiorita ai margini di un assiduo commercio intimo. Il dia– rista, sappiamo, è scrittore determinato da un puro bisogno di contemplazione di se stesso; cioè di descriversi, esaltarsi, cantarsi. Chiuso nella propria camera egli si costituisce in un mondo a sé, e come un mondo. concluso ragiona. Irrimediabilmente si crede iso– lato per il solo fatto dì esistere. Disgustato dalle cose minime o banali che lo circondano scende ansioso alla profondità. L'amor proprio ve lo spinge, e il desiderio di mettere a nudo tutto ciò che di grande e mostruoso passa, secondo lui, per la sua anima. L'ac– cento è sincero; così giunge, senza volerlo, a far dell'arte, e spesso anche volendo, ma con il piacere trionfale di cantarsi l'inno. Diverso il caso intimo di scrittrice nella Mansfield. Anche lei, senza dubbio, si trova su uno sviluppo interiore di monologo, per tutta la distesa del diario e delle lettere. Ma non è l'inizio favo– loso del diarista ancora bambino che un bel giorno si sente solo dìnanzi alla prima pagina di un quaderno, senza più genitori, senza amici, senza mondo intorno, e si pone ad accumulare, accumulare BibliotecaGino Bianco
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