Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
542 M. Moretti Eccessi e impulsività vedovili, risaliti certo da sincero leale do– lor(!, lasciarono per tutto il resto della giornata un senso d'i freddo fra mad'.:ree figliola. La figliola non approvava in cuor suo le in– tenzioni tutte polemiche del rosso accesoJ indicante il dolor d'una vedova, e lei che vedova non era ma una dolente figliola di dician– nove-vent'anni si teneva al lutto regolamentare, al nero. opaco e severo, e ci si sentiva dentro a suo agio. Quand'o il ragazzo tornò da una timid'a passeggiata, per rom– pere quel silenzio increscioso, la madre accennò a parlar d'inte– ressi, ma anche questo era un discorso difficile e si sarebbe riman– dato· a domani se proprio domani, scaduta la licenza, il marinaio non avesse dovuto partire. La figlia intanto fece l'atto di stend'ere la tovaglia ; la madre non volle, anzi ililJpedì una faccenda così semplice e lieve con una precipitazione esagerata o anche troppo autorevole; come se cogliesse l'occasione di liberarsi del peso di tanta ambascia per occuparsi di cose ordinarie. Era certo la vici– nanza e forse la strana remissione d'el :figliolo che le dava quella specie d'ardita euforia, un risveglio d'autorità e di potenza. - Lascia stare. Stasera abbiamo la serva. Chiama la serva·. Avrai tempo di far le faccende. La serva era una vecchia d'ormai settant'anni che veniva quando capitava o quando voleva, e serva non voleva esser chiamata, benché poverissima, dicendo giustamente che la serva vera si sceglie ·una casa, ci fatica, ci mangia, ci dorme, e lei invece aspettava dli non aver niente da mangiare, neppure uno di quei cattivi cèfali di valle che sanno di fango e facilmente saltano dalla rete, con tanta forza· obe han nella coda, per andare in questa o quella casa a buscar– sene, preferendo le vecchie famiglie dove poteva parlar chioggiotto ~enza irritare. Si vantava chioggiotta la vecchia, per quanto a Chioggia fosse tornata una volta sola in tartana più di quaranta anni Ifa a rivedere i vecchi parenti e non vi avesse trovato cose memorabili se non ,d'egli spaventevoli cànteri. Un fetore! La signo– rina scusasse, perché la era delicata o « spuzeta », ma a Chioggia quarant'anni fa non si usavan già luoghi-comodi: avvertiva d'el re– sto a voce più bassa che « quella cosa>>iporta fortuna e salute e lo dicevan tutti i dottori. • - State un po' zitta, - saltò su torcendo il naso il bel mari– naio. - E non dite male del mio paese. Sapete, Màlgari, che son ciozoto anca mi ? · - 1:::i1,- conferma la madre, - è nato a Chioggia il mio Fortu– n~to. I primi due anni di matrimonio li abbiamo passati a Chiog– gia, e la pulizia nelle case .... - Cioza mia bela, Cioza mia reale, de oto cose te vogio vantare .... -, • BibliotecaGino Bianco
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