Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932

538 M. Moretti s'eran seduti accanto al morente, di qua e d'i là, a destra e a .sini– stra), preceduti da una croce lunga come una canna e seguiti da una barba di frate. Il corteo si mosse e le :finestre eran chiuse; la gente faceva ala a zig-zag imponendo il procedimento a §ghimbescio. Molto si ammirava il cuscino di violette - immancabile nei funerali im– portanti - che aveva avuto sul carro, anzi dentro il carro, il posto d'onore. Vaste ghirlande passano inosservate, non così i cuscini dli viole mammole che significano affetto vero, poesia della fa– miglia, sentimenti abbandonati e gentili. Precedeva ii ragazzino con la croce storta, un ragazz-ino di terza elementare e non più, che non aveva imparato a tenere il suo grado e andava un po' iper suo conto, a troppa distanza dagli altri : venivano i preti borbottanti, la barba di frate : ché in un funerale di chiesa anche il fraticello d vuole, con la cotta che passa il convento: seguiva il carro di Ce– sena a quattro cavalli, impennacchiati che parevano otto. Giusto che i cordoni del carro, a destra e a sinistra, li tenessero quattro pescivendoli: e il primo a destra era ben quegli che s'era fatto largo per ultimo, recando un telegramma importante, benché egli non fosse, né in mercato né in pescheria, uomo importante. Dietr.o di lui veniva il famoso ,pescivendolo dell'èra nuova che non aveva già soprannone, vestito di grigio e non di nero per l'antipatia dei novissimi verso l'abito di saia nera della domenica e magari del di delle nozze. Teneva il cordone dall'altra parte il grosso pesci– vendolo intenditore di musica che all'illustre estinto aveva dato un morso memorabile per l'entusiasmo dell'acuto « sopra le ri– g,he)) : e pareva proprio gli spettasse l'onor del cordone per avere, in tempi beati, asportata mezza un'orecchia all'ottimo Zio, ca– rezza di melòmane a melòmane. Ultimo a sinistra, un pescivendolo di second'a o di terza categoria o magari di nessuna categoria, e ci si stupiva di vederlo a quel posto, ché il benedett'uomo faceva il pescivendolo d'inverno e il cameriere d'estate, al tempo dei bagni, e aveva dimestichezza con un abito nero, non dli. saia, che si chiamava « smoc >) o qualcosa di simile. Non s'era peritato Gulmin d'indossare l'abito d'ell'estate, era venuto in smoc per rispetto al defunto, ed era stato invece per rispetto allo smoc che gli avevan dato da tenere il cordone. ·Subito dopo il carro, non poteva mancare il :figliolo del morto, vestito da marinaio, e pareva in verità che non ci stesse volentieri a, quel posto, benché avesse al :fianco, come protettore e amico di famiglia, il pescivendolo Zavatti Epaminonda, detto bonariamente Nondo, quello stesso che s'era tanto prodigato in questa occa– sione, né si s_apeva bene pere,hé, essendovi certo come in tutte le cose della vita, sotto sotto, un perché: e si caipiva che il grosso BibliotecaGino Bianco

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