Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

Ricordi su due Re 395 conteneva; che cioè son finite le loro risorse e pregano me di pen– sare alle spese del ritorno. - Il Visone, allarmato, dice : - E come facciamo? - E il Re serio: - Che cosa vuol fare? Posso io dir <li no? Eppoi non bisogna lesinare; al loro rimpatrio dev'esser provveduto con tutto il decoro possibile. - Solo quando l'altro .esterrefatto si lasciò scappar detto se non bastavano gli scrocconi in Italia, perché ne dovessero venire anche dalla Cina, il Re dette in una gran risata e l'amministratore capì la burla. 1Mal'aneddoto sconosciuto che meglio mi parli di lui mi fu nar– rato dal conte Enrico Riccardi di Lantosca, morto nel 1899 col grad'o di colonnello di cavalleria in riposo. Essendo egli ufficiale d'ordinanza del Re nel maggio 1860 quando questi fece un soggiorno a San M ichele in Bosco sopra Bologna, ebbe una sera l'istruzione d 'apri.re i d:i~pacci se nella notte ne arrivassero, ma, salvo il caso d /affari d 'urgenza, non comunicarli se non la mattina, poiché il Re molto stanco voleva dormire in pace. Ed ecco giungerne ad ora tardissima uno, in cui nientemeno si diceva che Garibaldi con due navi avea salpato da Quarto. L'ufficiale consulta un suo collega e insieme riconoscono trattarsi di cosa così grave da non potersene differire la comunicazione. Entra dunque nella stanza reale e sveglia il Re, il quale ascolta attentamente la lettura-. Ma mentre i1 Rie– cardi s'aspettava di ved'erlo saltar giù da.l letto, il Re lo guarda come si guarda un ragazzo, in piemontese gli dice: - Eh! caro mio, il mondo è di chi se lo piglia, - e lasciandolo stupefatto si volta ·dall'altra parte per riaddormentarsi. UMBERTO I. I. L'orrendo annunzio d'el regicidio mi giunse in una vallata pie– montese. Partii subito per Torino, poiché troppo lassù avrebbero tardato le notizie. Lungo la discesa udii i rintocchi d'elle c3impane funebri di ·pieve in pieve, e vidi in alcuni crocicchi inginocchiarsi i v,ecchi a pregare. Dovunque costernazione e accoramento. Ma an– ,che a Torino si riusciva a saper poco, e due giorni dopo andai a Monza. Ivi mi si offerse a guida un giovane che conoscevo appena, e che poi diventò amico mio ed! uomo politico, Giambattista Longinotti. Mi feci senz'altro condurre sul luogo d'el delitto., là dove sorge ora il tempio espiatorio. Quel giorno l'armatura del palco reale e lo steccato della palestra ginnastica improvvisata erano anc6ra in piedi. Ohe impressione sentir precisare: « qui era l'assassino, qui era il Re » ! Ma bisognava subito dirsi che la tragedia era stata age- BibliotecaGino Bianco

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