Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
490 U. GALLO, Nievo cli tanti tragici del tempo. È ben questo difatti che, mentre scopre più sensibilmente l'estraneità e l'anacronismo quando il drammaturgo ac– cetta forme e modi dall'Alfieri e dai suoi epigoni, fa sentire in altri luoghi con generosi affioramenti il conoscitore degli uomini e della vita, l'uomo di pensiero in cui le idee anche più largamente spaziate hanno profonde radici terrestri. L'autore imminente, in una parola, delle Confessiowi di un it(l,Uano. Nella contemplazione di questo capolavoro, il Gallo può far pro– rompere tutto il calore che per il Nievo si sente in petto. Non mai però entusiasmi in lui che non dicano le loro ragioni; anzi accettata la mag– gior parte delle note restrizioni dei critici, e aggiuntavi personalmente qualche specifica antipatia che io non saprei condividere : quella ad esempio, per la figura di Lucillio, che a me pare, con la sua necessaria inflessibilità retorica, creazione stupenda di grande personaggio ro– mantico. Né guardo punto che possa esservi raffigurato il Mazzini: anzi proprio quello che dal Mazzini lo distingue, e tutto è del romanzo, mi piace. Il quale romanzo, osserva molto bene il Gallo, è insieme un'opera dall'arte narrativa e una meditazione. La prima acquista il suo impa– reggiabile colorito dall'umorismo che il nostro autore trova tanto na– turale nel Nievo, e così ben distinto dal manzoniano, sebbene egli non neghi che nessun maestro poté su lui quanto il Manzoni, e che certe finezze del suo ingegno son da chiamarsi senz'altro lombarde. Non veneziane certo: né alcuna venezianità di temperamento c'è in questo esaltatore di Venezia: friulanità sì, per quello che c' è nel friulano « di più riflessivo e tenace». La meditazione è nel Nievo anch'essa attitudine naturale: nelle Confessioni nasce col romanzo stesso, lo investe e talvolta perfino lQ invade, generando quelle diffusioni disqui– sitive e moraleggianti che in qualche caso giustificano l'appunto di dig-ressione e di prolissità. Ciò appartiene alla natura etica del Nievo : al suo bisogno di. equi– librio tra impulsi della vita e idealità consapevoli. Strano è in questo scrittore, dalla parola tante volte dirompente, che nessun abbandono turbi la superiorità cristallina della sua coscienza. « Il Nievo è forse il più sereno, il più equanime ingegno italiano del secolo decimonono», suona il bel giudizio del Gallo. Né a questi sembra di insistere mai abbastanza sulla «complessità» caratteristica di· cotesta, natura sin– golare, calda e fredda ad un tempo, in cui le facoltà della visione arti– stica sono continuamente e intimamente associate con la rettitudine interna, come la eleganza del gentiluomo e la passione dell'uomo con la gravità del pensatore e con la responsabilità del cittadino. SILVIO BENCO . .RICCARDO BACCHELLI, Oggi domawi e mai. Romanzo. - Treves, Mi– lano, 1932. L. 20. Fra la storia d'amore e di peccato di Fabio ed Emilia ·Anceschi e la proiezione di essa sopra un vasto scenario sociale morale e alla fi~e religioso : didamo meglio, fra il contenuto narrativ~ cli quest~ romanz~ BibliotecaGino Bianco
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