Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

Lettere di Giuseppe Mazzini a Virgilio Estival 277 l'ideale mazziniano. Più probabile e corrispondente a realtà ci sem– bra invece l'accusa ritorta da.Il'Estival, che trova una sua giustifi– cazione e una sua ragion d'essere nell'atteggiamento che popolo e Governo italiano assunsero, dopo il disastro di Mentana, verso la Francia. La disfatta raddoppiava il rancore che la nazione nutriva contro Napoleone. A Milano, a Savona, a Verona e in altre città si avevano dimostrazioni ostilissime e proposte di boicottare le merci francési. Il jamais dli Rouher acuiva maggiormente la tensione. Estival fu, indubbirumente, vittima di questo stato d'animo ita– liano; in lui non si voleva colpire il rivoluzionario e il repubbli– cano, ma la Francia imperiale, i cui oha.ssepots avevano fatto ma– raviglie a Mentana. Ecco ad ogni modo i brani più salienti della lettera dell'Estiva! al ·cognato, in data di Firenze 21 gennaio 1868: il lettore legga e giudichi: « Voi chiedete di essere informato su l' and'amento del processo iniziato a carico mfo dal Ferreri, Procuratore del Re dli Firenze. Vi dirò dunque che, dopo due mesi d'ingiusta detenzione, si di– chiarò offidalmente ciò che già errusi riconosciuto otto giorni d'opo il mio arresto : vale a dire che non vi era luogo a procedere contro di me! dopo due mesi!. .. Molti di queili che furono con me arrestati ebbero il vantaggio di uscire di prigione godendo della libertà tem– poranea, o mediante cauzione; a me invece questa libertà provviso– ria venne negata, avendomi il Ferreri posto sotto la giurisdizione della corte d'assise, la quale situazione non permette di godere un tale favore .... Io non sono caduto sotto l'azione di nessun articolo di legge : io in nessuna maniera ho infranto queste leggi medesime ; oppure, ,sì che le ho infrante, ma era per i casi dell'ultima campa– gna dell'agro romano, e allora dovevo godere d'ell'amnistia: infine non vi è n~pure l'ombra di un reato da parte mia: eppure sono esiliato, ossia espulso, poiché l'Italia non è mia patria, e il diritto del Governo nello ·sfrattarmi è perché sono francese. « Non ,si è tenuto verun conto s'io ho servito per quasi sei anni nell'esercito regolare, s'io feci la campagna del '66 e quella del '67, ove più volte mi misi nella posizione di essere fucilato attraverso le linee nemiche onde r~armi a Roma a portare ordini di Garibaldi ; non si è tenuto nessun conto se mia moglie è italiana, se i miei figli sono nati in Italia e se io ho principiato in Firenze una esple– tazione industriale : nulla. Il Governo mi crede un essere perico– loso, egli ha paura e perciò mi manda fuori d'Italia! ... «Voi mi parlate degli interessi nostri: poche parole, mio caro: siamo rovinati. ... Ho preso da per,sone che conoscono la Svizzera, informazioni su Ginevra ove dap.prima pensavo recarmi. .. ; mi hanno consigliato di andare a Zurich, ove avrei moltissime racco– mandazioni, ove la vita costa poco e 0ve infine vi sarebbero d'elle speranze. La difficoltà è che ho quasi totalmente dimenticato il te- BibliotecaGino Bianco

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