Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
272 O. Zaghi queste e altre ragioni, temo che operando a quel modo, andreste, _s'anche riesci.ste a determinare l'insurrezione, contro alla scopo vostro e mio. Ora, i repubblicani non sono scesi finora sull'a,rena; sono la spada, di Damocle ,sospesa sulla testa alla Monarchia : guai se la spada scende senza ferire! Il primo nostro moto è funesto, se non è, non dirò vittoria, ma almeno forte battaglia: se riesce sommossa, fa retrocedere la repubblica per dieci anni. Un moto in Roma è altra cosa: è una iniz·iativ 1 1,. Una parola detta da Roma parla a tutta quanta l'Italia. L'intervento immediato è più che difficile. La gravità delle questioni rac,chiuse in Roma rende ne– cessario a un Governo timido come il nostro, l' intender.si prima coi Governi' d'Europa. Avremmo tempo. Roma inoltre ha, nel popolo, istinti repubblicani : sopiti in oggi ma presti a ridestarsi se evocati da un grido cacciato fra le barricate. Un moto repubblicano in Roma sarebbe seguito immediatamente dalla Sicilia pronta come dite e in contatto, da tutti i punti, con me: poco dopo da a.ltri luoghi nell'Italia continentale. Ma un moto in Roma è possibile ? Non so, ma in ogni modo le obbiezioni al moto provinciale rimangono. Voi probabilmente non riescireste: se riusciste, dareste al Governo nostro ciò ch'esso desidera: una occasione per fare un passo .innanzi a danno dei repubblicani. Un moto in Roma è possibile, per due modi. . Il primo è quello che già v'accennai: una spedizione come quella di Marsala, con programma dive~so e condotta politicamente e personal– mente da me; e sarebbe il migliore dei due; L'altro è una insurrezione interna: una ,serie di sorprese sulle ca– serme e sui punti di convegno degli uffiziali, iniziante il moto. Lasciati soli, a,vremmo, con un po' di tempo, finito per giungervi. Il nuovo lavoro accresce le difficoltà invece di scemarle: non rende però la cosa im– possibile. E il primo metodo esige una somma di 150.000 fr. che non si ha né può aversi. E nondimeno ,se i vostri 200 e gli amici di tutte le località si das– sero, con un tremendo sforzo di volontà, a raccogliere un franco d'uomo in uomo, due mesi darebbero quella somma. Abbiamo di certo in Ita– lia 150.000 partigiani. La difficoltà, sormontabile, sta nel raggiungerli. Se non che i nostri pur troppo non sono capaci di quello sforzo di vo– ·1ontà. Dunque ? rassegnarsi all'inerzia ? Se devo dirvi l'animo mio, ciò che può ora farsi è questo: trat– tenere l'azione immediata dei 200: mantenerli ordinati: compirne l'ar– mamento e i preparativi. Porvi in contatto col romano Mezzetti, ch'è ora in giro in Roma– gna, ma tornerà fra poco in Firenze ed è in contatto col mio Centro in Roma. Egli è pure in contatto con Mont. [ecchi] ma con istruzioni mie e _c?nfinll n~s!r_o.Vi sarà facile trovare modo d'incontrarlo: ignoro l'in– diriz~o dom1cihare, ma è noto a tutti i romani. E quanto ad ottenerne fi,duc1a,basterà che gli mostriate questa mia lettera. L_avorare con lui e co' suoi a diffondere l'idea repùbblfoana nell'emi– gr:'1'ZioneRomana tanto che ora o più tardi un potente elemento rep. [ub– bhcano] si trovi in Roma. Afferrare ogni occasione possibile per persuadere i nostri a racco- BibliotecaGino Bìanco
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