Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
Nella mia ombra 177 Non vedo più il bambino. Mi stringo le tempie. Il silenzio, adesso, non cancella il cortile : lo rende impossibile, e nello stesso tempo, inevitabile. Dov'è il moro ? Rosalba piange ancora. Od'o un rumore di porta che s'apre e allibisco: è apparso qualcuno, enorme, che non conosco. Il bambino nero è vicino a Rosalba. Fa: - Tu-tu, tu-tu, - e glielo farà nell'orecchio. Ma chi è quell'uomo enorme, che ha spa– lancato la porta, l'ha richiusa, e ora soffoca tutto il cortile e me, con la sua presenza ? Rosalba trattiene il pianto con un Ah) sì! che non è spontaneo, ma un ricordo artificiale di essersi consolata altre volte, di essere stata incoraggiata, e insieme un bisogno. Poi un grido, forte. È caduta ?... Il bambino moro dice : - No·! No! Stupida! · L'uomo enorme accorre ; e sento un nuovo grido della bambina. Ho l'immagine di due scarponi, di due stivali sulla carne della piccola. Qualcosa di pestato, di ferito! Grido fortissimo: - No! No! Vigliacchi! Una bambina .... ·- ma sento che non ho trovato la voce per tanto grido. Anelo; ho gli occhi pieni dli pianto. Il bambino moro non dice nulla: è una piccola statua con le mani alzate. Poi una voce : - Rosalba, ma svegliati ! È una voce di donna!. .. Dunque, chi è entrato, poco fa, era una donna.... Ma chi ? La donna-dice: - Vai, vai a chiamare tua sorella! Presto, corri! Silenzio. Il portone sbatte. È il bambino che corre via .... Chi è rimasto nel cortile? Uno o due? C'è, nell'ombra, una morta? Mi alzo, tremando; esco: mi rifugio nello studio. Non voglio sentir nulla. Passano delle nuvole sconfinate nel cielo. Più tardi esco, inquieto, sospettoso, come un ladro dlalla casa che ha svaligiato. IV. Da quindici giorni, non vado più a letto, nel pomeriggio. Mia madre mi guarda stranamente; ma nessuno parla di cose accadute laggiù. . Corro sul mare con tutti i mezzi, sandalini, 011,tters, fuoribordo, e cerco di esser solo. 12. - Pègaso Bibl"otecaGino Bianco
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