Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
172 V. Brancati Poi tutto si calma. Dice la ma,dre: - Bisogna far presto! - e pare stranamente che s'avvicini il crepuscolo. La bruna canta. Poi grida : - I bambini·! I bambini ! Infatti i d'ue bambini si son messi a strillare. Non vedo se non ' . . le loro gambette agitate nel vuoto; le facce, dlal modo con cm _si devono contrarre per gridare cosi, somigliano a quella del vecchio portiere. . . - No .... pupa! Non piangere!. .. Ma no! Ma no, povera figlia .... Qui, con me ! Brava! Come sei brava ! Come sei bella .... La voce si distende : - Come sei bella! - ed ecco la fronte della madre che fa il solletico al nasino della figlia. Poi scoppia una terza voce, d[ bambina, una specie di pianto dolorosamente asciutto. - Ricomincia, - dice la bruna, - ricomincia. Ma chi è questa terza bamhina? O non è una terza? Nell'ombra, tutto si confonde, palpita. Questo grido, che non ha una faccia, pare che adesso strappi la carne a tutti, se ne voglia furiosamente vestire. Vengono su delle impressioni ridicole: la portinaia in fasce; il portiere, rimbambito d'un tratto, e basto– nato .... Poi altre impressioni: la figlia della bruna, che s'è amma– lata; il figlio della pallida, che ha cambiato iroce. Sì, sì, il figlio d'ella pallida, che ha cambiato voce ! Non può essere altrimenti. Questo grido è tanto della pallida, somiglia tanto alla pazienza di lei, nell'avere aspettato così lungamente prima di farsi sentire; all'anemia di lei, nell'asciuttezza d'olorosa. Ma poi scoppiano delle vocine: e riconosco subito, distanti dal grido, la figlia della bruna e il figlio della pallida. Dunque, c'è una terza bambina .... Nel fitto dell'ombra, bisogna fare lo spazio per una nnova esistenza. Non so perché, vi consento con amba.scia, con fatica, come se cedessi qualcosa di mio .... Ma chi è questa terza bambina, nata or ora per me? Qu?,lcuno dice : · - Oh, Rosalba! Ma taci ! Qualche altro mormora : - Stasera è seccata, Rosalbuccia. Si chiama, dunque, Rosalba, e comprendo che ancora non cam– mina ed è seduta sopra una di quelle sedie alte, in cui i bambini stanno d'a prigionieri e da re. Le voci diventano più allegre; si sente rumore di piatti. Tutti hanno più vigore nell'esistere. 'La stessa ragazza pallida d'à l'im~ pressione che si sia avvicinata e ingrandita. Per la prima volta, capisco quanto abbia di fisico la giocondità; BibliotecaGino Bianco
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