Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
Taccuino di Provenza 155 Verso sera lasciammo il Hdo delle Sante Marie sempre sotto · quella pioggetta insistente, e dopo aver errato qua e là in cerca di strade per q~ella Camarga selvatica, attraversato il braccio del Rodano, toccavamo Aigues Mortes, mentre una gloriosa fiammata . di tramonto faceva :fiammeggiare i fastigi delle s:ne antiche, mera– vigliose cortine costrutte da San Luigi, e della Torre Costanza, riempiend'o l'acquidosa solitudine che circonda la città di una poe– sia mirabile di colori e di pace. Quante volte, durante il viaggio, avevo ripensato a, questa città di sogno 'e di acque, sull'orlo d'ella grande palude, e dove l'arte de– licata di Maurice Barrés aveva collocato il suo idillio con la piccola Berenfoe; questo poetico simbolo d'ella vita e dell'amore che, cdme _ :fiore incorrotto, persiste sui paesaggi che si sfasciano in silenzio sotto l'ala del tempo ! ROCHEJR DEJS DOMS. Visitato ad Avignone il Palazzo dei Papi e Nòtre Dame des Doms montammo al Roc1ier, lw;>goeminente tra bei giardini e bo– schetti, dall'alto del quale si domina la lunga ansa del Rodano e le belle campagne di là e il monte Ventoux, sullo sfondo. Sul Rodiano passava in quel momento uno di quei piroscafi a ruota che Alphonse Daudet descrive nel suo Prem/4er voyage J pre– mière mensonge e col quale risalì il Rodano fino a Lione in compa– gnia del suo amico Taine, il marinaietto. Il :fiume fa un placido cer– chio intorno alla part~ settentriop.ale della città, prima dli gittarsi sulla piana di Beaucaire, e veduto· cosi dall'alto è pieno di nobile serenità. Ecco laggiù, tuffati nel verd'e denso degli olmi, la torre di Filippo il Bello, le torri fulve del forte di St. Andlré, e Villeneuve, . la città dei Cardinali. Come tutto è mite e soave in questo paesaggio avignonese! La luce di questo lungo tramonto di maggio, le tinte severe del verde, :floride e caste ad un tempo, ~'aria fine che par ainmorbidlire i contorni e disfumarli conferiscono a questa scena un che dj verecondo e di voluttuoso ad, un tempo. Vorrei dire che l'influsso del Petrarca qui lo si sente meglio <'he altrove, 'e un po' dlappertutto: e non tanto nelle cose quanto ap– punto in quest'aura minuta e come penetrata d'amore e d'intelli– genza che qui si respira. I vecchi monumenti della città, il Palazzo dei Papi, le varie chiese, i Bastioni qui s'inseriscono nel paesag– gio con una grazia che li fa tutti partecipi della sua bellezza. Que– ste vecchie pietre della Cattedrale, questi portali riccamente adorni di :figure religiose, le sagome solenni e un poco teatrali dei ba– stioni, il colore stesso lionato d'i queste vecchie pietre incutono nf'l– l'anima insieme ad un senso di dignitosa pace una fresca gioia che invita a godere d'ella vita e della bellezza,, ma spiritualmente, e clà · BibliotecaGino Bianco
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