Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
24 G. Randini Ma il dolore dell'Abba per lo « sciagurato paese» non ha più freno quando nelì'autunno Garibaldi è arrestato sulla via di Roma, a Sinalunga. Nella letterç1, del 30 settembre 1867, prorompe: .... Mario, il sangue mi si fece verde quando mi diedero la novella dell'arresto di Garibaldi: è meglio per me che io sia stato a letto, ché mi fu risparmiato lo spettacolo della trista gioia di.. .. , ignorantissimi, malvagi, e codardi. Oh! io ne avrei maltrattato qualcheduno, perché a~– sunsero un 'aria provocatrice, più che ai tempi di Aspromonte. Ora ri– piombarono nell'avvilimento e nella paura del peggio. Sei tu ora. convinto che la monarchia non ha pensato a Roma mai ? Ti ricordi di quella sfu– riata in cui proruppi, una delle prime sere che tu venivi in mia camera a, Pisa? Aveva ragione, io? ... Ti pare che io conoscessi bene dove ci avrebbe portati la scuola dei liberali sul far di Balbo e del Manzoni ? Basta, ne parleremo. Il Pratesi è in una delle sue ore di pessimismo più nero, dap– prima non si accalora e il fatto, più che 19 sdegno, suscita in lui amarezza e sarcasmo. Risponde infatti all'amico, da Firenze, il 7 ottobre 1867: .... Quella sera che si seppe dell'arresto di Garibaldi, io, usoendo dal Tommaseo, in Piazza della Signoria-, mi ritrovai in mezzo al trambusto. Era un trambusto però senza pericolo, né corsi rischio di morii: « senza gusto» come avvenne al Sig. Aleardi a Parigi, come egli si dà cura di farci ,sapere. Nondimeno l'apparato aveva dell'imponente. Cavalleria, bersaglieri volteggiavano per la piazza, e in fondo, in un angolo poca turba vociava, e tutto ciò sotto un'a,cqua ed un vento che portava via i tegoli delle case. Io mi misi vicino a Palazzo Voochio per godermi la bella occhiata, e mi pareva ch!:1 il David, che in quel parapiglia del 1527, quando Firenze repubblicana si sollevò contro i Medici, ebbe rotto un bra-ccio da una panca tirata dall'alto, mi pareva, dico, dovesse ogni tratto uscire da quella sua calma e noncurante postura per reggersi il bellico onde non crepar daUe risa. Quanto siamo più ridicoli noi ed im– potenti de' nostri nonni! La civiltà tagliuzza, rimpasta le anime: le pet– tina, le spolvera, le arrotonda e le fa belline e lisce come il velluto, le rende insomma cosine graziose da salotto e da camera, ninnoli tutti d'uno stesso colore, d'una stessa misura. E se v'ha alcuna di queste anime che esca dal sesto comune, affè che te l'acconciano pel di delle feste. La pelano, la spellano, le fanno l'urlata, e la costringono a rinta– narsi o in qualche spedale di pazzi, ovvero nel Cimitero. Ma sopraggiunge Mentana. Nelle settimane tumultuose che pre– cedettero la spedizione, l'Abba non aveva dato segno di vita al Pratesi. Questi, ansioso, giunta la notizia dell'ecatombe, invia il 7 novembre una lettera a Cairo Montenotte, indirizzandola al fra– tello dell'Abba, per sapere se questi avesse anc6ra una volta seguito BibliotecaGino Bianco
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