Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
20 G. Bandini stante tutto, il Pratesi serbò al vecchio dalmata si trovano nel carteggio. Lettera Pratesi 7 ottobre 1867: ... -. L'unico guadagno che io ho sono trenta fran~hi me~suali che mi dà il 'fommaseo ! ! E il povero ve~hio non può dare di più perché carico di famiglia e spiantato anche lm, la sua parte. Finiti eh~ avrò que' pochini che mi rimangono salirò le. s~le di qualche soffitta e lassù morirò allegramente !... Il Tommaseo m1 dice di ringrazi.arti. Lettera Abba, 10 novembre 1867: .... E Tommaseo? Ohe pensa di questi lutti nostri ? (Mentana). Lettera Pratesi, 17 novembre 1867: .... Mi domandi che pensi il Tom– maseo delle nostre miserie. Io non saprei dirtene nulla. Con lui non facci.o mai una parola. Con. uomini di tanti studi e di così lunga medi– tazione io non m'arrisico a metter fuori la lingua dalla chiostra dei denti, per tema di mostrarmi o impudente o meschino: lavoro quindi le mie tre ore continuamente, e poi me ne vado. Tu sapessi poi, mio caro, quant'è umiliante ·e doloro-so il prestarsi a quell'opra servile nella casa degli altri ! · Lettera Pratesi, 29 dicembre 1867-: .... E la mattina di Natale non andai neppure dal Tommaseo, perché in quel giorno il buon vecchio fa– ceva anch'egli vacanza. · Lettera Pratesi, 27 gennaio 186'1 (rispondendo a proposito dell'inten– zione espressa dall'Abba di sposare un'umile fanciulla del suo paese) : .... Fra le molte cose per le quali il Tommaseo è a me venerabile v'è quella dell'aver sposato (lui uomo d'alto intelletto e che delle donne sacciute e letteratesse ha detto nelle sue opere cose da chiodi) una povera donna di Corfù inlitterata a segno da non saper leggere. E in questa povera donna egli ci trovò quanto gli abbisognava per confortare la sua cecità e una vita logora dai dolori e dagli studi indefessi. E in questo io vedo più sapienza che ]).Onnel suo dizionario d'estetica e nel suo commento alla Divina Commedia. Ti mando poi questo mio articolaccio insipido come la minestra che ci dava a Pisa il buon Mastromei. Non dimeno al Tommaseo non è di– spiaciuto, e il buon vecchio sentendo che in quello trasparisce un poco di fede (che fu l'effetto passeggiero d'un sentimento fugace) raggiava di gioia. Lettera Pratesi, martedì santo del 1868: .... Ti scrivo mentre un altro giorno perduto va dileguandosi. Quanti soli un dopo l'altro veggo pas– sa-rmi sul capo inutilmente! E mi divora sempre tanto desiderio della scienza e dell'arte. Ma son simile a chi ha patito un troppo lungo digiuno. che per quanto brami di prender cibo, gli manca la forza di recarselo alla'. bocca. Ed oggi non saprei ridirti quanto ho patito. Irritato da certe pa– role un po' brusche del Tommaseo gli ho risposto ~on insolenza.. E più BibliotecaGino Bianco
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