Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
Giuseppe Cesare Abba e Mario Pratesi 19 n'ha a cui basta godere e farsi ammirare, sordidi e pieni di vanità. E in mezzo a questo marciume il Tommaseo è da ammirarsi per la indipen– denza e dignità del carattere che non s'è mai piegato né a guadagni, né a onori, né a titoli. Al che l'Abba rispondeva : Oairo, 30 Settembre 186i. .... Tu mi vuoi bene, ed io te n~ voglio tanto, perché ti ho conosciuto, credilo, profondamente; epperò non m,.isarei permesso mai quell'ironia di cui tu mi accusi, per le mie parole che alludono al tuo officio presso il Tommaseo. No!. .. Poiché io posso sentire con dolore di questo Italiano, quando penso alle sue ire sul sepolcro di Foscolo e alla sua indulgenza verso quell'anima. feudale che era il Mon,ti; ma però io mi pregierei sem– pre di udire la sua parola, e ~e abitassi in Firenze, pregherei il Tommaseo di lasciarmi libero alcuna volta l'accesso di casa sua. Tu vedi adunqm~ che l'ironica relazione tra 11 Tommaseo e le gite a Bellosguardo che io desidererei di fare con te, l'hai trovata, senza che io l'abbia avuta in mente, scrivendo quelle parole. E anche di ciò, -basti. Mi farai perdonare dal buon vecchio, di non avergli fatto omaggio del mio Arrigo. Io, mi pare, ebbi sempre la per,suasione di avt:.lrglielo man– dato prima di lasciar Pisà. Tu sai che il libro venne in luce prima della guerra pochi giorni ; e fu in quella confusione di aspirazioni e di pro– positi e di fa(icende da assestare, che io commisi quella mancanza. Fam– mela perdonare, poiché il Tommaseo avrebbe diritto di aversene a male, a,vendogli io nel '65 dato l'incomodo di leggere i primi due canti nt:.ll roan,oscritto. E fu nel ritirare quei çanti, che io ebbi occasione di visi– tarlo. E sovente mi ricordo'i molti giri che io ft:.lcidal Ponte V~hio all'Arco dei Tintori, e le esitanze piene di venerazione che io provava prima di osare di salire quella scaletta, di toccare quella porta, e mi suona sempre all'orecchio la voce infantile che io sentii mi annunziava al Tommaseo, occupato a discorrere con delle pt:.lrsonenella sua modesta sala. Ti mando il libro, e tu farai il piacere di darglielo, e di pregarlo a sen,tire da te la lettura di quegli squarci che tu conosci i più interes– santi, pt:.lrèhédargli la pena di ascoltarlo tutto sarebbe indiscretezza da parte mia. E se vuoi parlagli _diquel Perst:.lverante della Perseveranza, il quale, mi penso, a questi giorni sarà anc6ra d'accordo co' suoi amici del giornale, a far la sentinella papalt:.le Fra,nces~ o peggio in Italia. Non dico ciò per ran,core al critico, tu lo crederai; dico perché la politica vi deve sempre entrare. Ti mando anche una novella di un mio compaesano 1 ); lt:.lggilae dim– mene il pensier tuo: te ne sarò grato, e grato con-me l'autore se vorrai ottenerne quandochessia una parola da Tommaseo. Accenni successivi alla oreve collaborazione data al Tommaseo ed interrotta dolorosamente ed al sentimento devoto che, nono- 1) Era, crediamo, l'Emma del BuFF.,. BibliotecaGino Bianco
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