Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
14 G. Bandini destino di chi ha lunga la vita: vedere ~~ uno 3:d u~o. m~ca:e. g~ amici.... ed io ne ho perduti molti de' miei pov~i amici: il Bim, 11 G iusti il Thouar · l'Orlandini il Frassi e mi nominò molti altri; - e ' ' ' , . . rimase per qualche istante in silenzio, con una, mano sugli occhi, con- centrato in se stesso come pregasse. E non sapeva quell'anima, venerand~ che le sovrastava una perdita più di tutte terribile: che avrebbe veduto strapparsi dal petto· la figlia, la sua Carolina, la, sua primonata ! Po- vero Mayer ! · .... 'l'i mando intanto questa miseria fatta di malavoglia, non spon– taneamente ma forzato dalle altrui insistenti richieste. Mi sembra di vederti so~;idere vedendo come io mi sia posto a farle lodi dei Santi. Per poco non mi crederai un Paolotto! ... Ma Caterina da Siena è una gran donna: è uno di q_ueitanti ideali di modestia, di ardore, di amore di che abbonda la, nostra Storia, medioevale, uno di quelli angelici tipi di donne soavi che il Bini chiamerebbe raggi creati da Dio per fare il chiaro fra l'ombre cupe, feroci di questo mondo. Basta leggere le let– tere che di tal donna rimangono per essei; convinti di ciò. Ed io mentre disprezzo altamente i santi posti dai preti sopra, gli altari per estorcere gli oboli e per farli strumenti dei loro fini, venero quelli che hanno la– sciato testimonianza, non dubbia della loro virtù. Tale è Caterina da Siena che è gran parte della fede di quella, che tu chiami, con espres– sione di tanto a:ffetto e pietà, la tua povera plebe. Qua a Siena non v'ha vecchiarella o fanciulla del volgo che nel dolore o nel momento di morte non supplichi Cate.rina. Come noi non ameremo questi obietti d'una fede che, a chi ha la fortuna di possederla, è larga di tanti conforti, ed allevia il peso della povertà e del dolore ? E il popolo adora in essi, senza saperlo, non la per.sona ma la perfezione nella persona incarnata . .... La notizia che mi dai di·quell'a,ltra morte funesta, voglio dire •li quella del tuo maestro, m'è giunta assai dolorosa. Io avevo preso a s,ti– marlo e ad amarlo per sentirne da te le virtù. E a te dev'essere grande– mente incresciuta la sua perdita. Quella figura veneranda di veoohio, doveva esserti come un centro a cui si riconnettevano in bell'armonia le memorie della tua adolescenza: di quelle ore feconde della scuola: di quei vespri, di quei mattini passati insieme con i compagni a gustare le grandi bellezze dei classici. Ed era quello l'uomo che primo t'aveva rivelato Virgilio. Povero Cesare! devi aver molto sofferto. Di questo Padre Scolopio e della influenza formativa da lui esercitata sull'Abba assai spesso si parla nel carteggio, con parole com~ queste : « Povero Padre Canata, che m' accompagnò col suo occhio soave ed austero per tutta la vita che io vissi ! » {lettera del-. l'Abba - 20 novembre 1874). E così, in altra lettera, l'Abba atte– stava dell'efficacia morale deIPinsegnamento del suo maestro: Cairo Montenotte, 20 Luglio 1869. C?ll'a~et~o si penetra-. nelle anime giovanili, e illuminandone la pro– fondit_à, s1 giunge a scoprire l'angolo dove si può collocare un buon seme, BibliotecaGino Bianco
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