Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

Giuseppe Cesare Abba e Mario Pratesi 13 come Capaneo la vendetta dei Numi. Svolse così tutte le qualità e dispo– sizioni del nostro ~olo, che è secolo di terribile rivoluzione ed in esso cova un3i mina che esploderà iri un incendio certamente più tremendo ed universale e di più larghi effetti di quello dell' 89 e del 93. Byron .espresse i dolori dell'individuo che si ribella ad ogni giogo imposto dagli uomini e dalla natura; Vittor Hugo, di lui più evangelico, significò i dolori delle mass~, la disperazione dei trivi e della miseria, ma tanto l'uno che l'altro d1 questi poeti hanno dato un grand'impulso all'uma– nità rivelandone e determinandone le aspirazioni. Voleva dirti che la lettura di Byron aumenta il cruccio e la desolazione del cuore, e par– lando di questo immenso gigante che è il mio idolo, senza quasi accor– germi son trascorso nel dire lasciando libero corso ai miei vuoti e forse spropositati pensieri. Ma insomma quello che io voleva dire era che essendo in Byron concentrata la vita convulsa e irrequieta de' nostri tempi, fa che ogni infelice che possa intendere la sua poesia trovi in essa riflessa una parte di sé, e perciò avendo la conferma di quanto soffre, e vedendo rappresentati i suoi spasimi con colori di tanta potenza, leggendo i poemi del grandis.simo inglf)se provi l'effetto che fa il fuoco posto sopra la piaga. Ciò provai l'altro giorno che seduto verso il tra– monto sopra un poggio deserto leggeva con fremiti e lacrime il sogno divinamente tradotto dal grande Maffei. In quella poesia vidi rivelato me stesso, non riguardo ai casi che in quel poemetto si narrano, ma ri– spetto ai sentimenti e alle idee. E io che non ho i compensi di Byron, che son privo del suo ingegno, delle sue ricchezze, delle sue distrazioni, né posso come lui dare sfogo coi viaggi e con le avventure alla desolata irrequietezza dell'anima, non ho la forza di sopportare il fascino della sua terribile poesia. Byron combatteva da gigante qual era: egli fu ad un tempo il più felice e il più infelice degli uomini. I due amici parlano degli amici comuni, delle letture fatte, si scambiano i versi che man mano compongono, comunicandosene il giudizio con schietta franchezza. Ad esempio, Enrico Mayer aveva perduto la :figlia maggiore, neppure ad un anno dalle nozze di lei 1 ). Il Pratesi ha scritto versi per Santa Caterina da Siena. È morto il Padre Canata 2 ), primo e venerato Maestro dell'Abba nel Collegio di Carcare. E il Pratesi così scrive all'amico: Siena, Z7 Maggio 1867. ... . Intanto non so pensare al povero_ Mayer, a quella poveretta d'Elisa .... 3 • E mi ritorna, spesso al pensiero un mattino che andai a trovarlo Mayer. Mi fe' passa-re nella sua stanza di studio, e mi mostrò varie delle sue care reliquie: alcuni autografi foscoliani e del Giusti : una borsetta che fu di Byron, e dopo mi disse mestissimo: -:- è tristo il 1 ) Era andata sposa il 30 aprile 1866 a Giuseppe Comandi. Cfr. LINACHER cit., II, p. 518. 2 ) Sul P. Atanasio Canata, cfr. Ricordi e Medita.zioni cit., pp. 20-21. 3) La seconda figlia del Mayer. BibliotecaGino Bianco

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