Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
8 G. Bandini se le vedessi operare miracoli npn potrebbero rassicurarmi. A te_credei subito. Tosto che lessi il tuo canto in morte di Nullo compresi come doveva essere l'anima tua né m'ingannai. Ora senza di te mi trovo solo com~ piccola barca e .sdr~scita in mezzo all'Oc~no. Giro :per la c~m– pagna e converso con la natura e provo qualche ~1storo a meditar_la. L al– tra sera sul tramonto mi ero internato nella pmeta delle Cascme. Che bell'ora che passai amico mio! Ma.i la natura mi parlò con più potente parola! Tutto ebb~ per me un •significato, il ronzio dell'insetto, il canto degli uccelli, lo stormire dei pini odorosi. Sedut ~ a ~ie ' d'un :1'l_ber~ decomposi l'armonia del creato e tutto mi parve mfim.to. Studiai gli abissi del piccolo negli insetti, appena percettibili all'occhi o, che yeni– vano sopraJ i miei abiti. La notte mi cacciò e tornando a casa zufolai per tutta la strada quell'aria della Gemma 1 ) sì flebile e appassionata che tu spess o cant avi e che mi sembra il gemito dell'anima tua. Paisso spesso dalla ca.sa che abitavi. Come mi sembrano belle le ore che passammo insie me là e ntro ! Quella tua camera così melanconica dalla quale si vede il duomo e si respira quell'aura così solenne, ora a vederne chiusa la finestra, sento una stretta nel cuore. Tutto che ricorda il passato ci pone nell'anima tenebrosa malinconia. · Siena, · 31 Luglio '66. Mio caro Cesare, .... Per un poeta l'estremo del gaudio consiste nel trovarsi ~ mezzo agli aspetti che sognò e desiò nella sua fantasia. Nutriti e rinfrescati adunque di questo alimento divino che fa potenti le anime a sciogliere i voli dell'aquila. Io abitante in una strada angusta ripiena ,del cicaleggio delle donnicciuole e degli urli dei venditori ambulanti, dalle strette e disadorne pareti della mia stanza anelo a codeste rupi come Tantalo alfe onde argentate del lago. Ma la mia vita dovea trascorrere affogata in prosà nefanda come in putrido sta,gno; scorra adunque al suo fine il destino che mi governa. Io ho finito di fremere, ho finito di piangere,. non mi rassegno, non spero, ma guardo con indifferenza gli eventi. Frat– tanto mi rallegro con te per la medaglia al valor militare. La porrai accanto a quella dei mille, primo dei poeti italiani che comparisce fre– giato con quei grandi segni di onore. Non valeva la pena che tu mi rin– graziassi per quelle poche e vuote parole che per il tuo Arrigo dettai. Se fos•si,stato in altre condizioni di spirito ne avrei parlato più degnamente ma la mia mente è inceppata, travolta, e il lume che dentro vi arde è vicino a mancare. · .... Non ti parlo della vita che faccio. È vita nera come l'Inferno. Vorrei studiare ma non posso applicarmi. Passo il mio tempo immemore di me s tesso, chiuso tutto il giorno nella mia camera. Mi consolo nel rimira.re un vago e mesto volto di donna che sta tutto il giorno a cucire presso la finestra della casa di fronte aUa mia. È un volto molto gentile che serba le traccie di una vita forse santificata dal sacrificio. Chi può 1 ) Era l'aria Un tuo sguardo, un soi tuo detto, della Gerwma ài Vergey del DomzETT1_ che l'Abba soleva cantare spesso nelle passeggiate pisane, come è ri– cordato più volte, a molti anni di distanza, nel corso del carteggio. BibliotecaGino Bianco
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