Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
120 C. LINATI, Scrittori anglo-americani . g'li, da mettere all'attivo del suo bilancio, di fronte al passivo delle in– genuità e delle la,cune. Il Linati, a,dempiendo il suo compito secondo le esigenze e le peculiarità, della sua indole, ha prospettato anche in que– sto ultimo volume un vasto campo letterario dove allignano e fioriscono le più svariate fioriture, movendosi dall'una all'altra con agile facilità e con abbandono persuasivo. Il lettore inesperto, per il quale il mondo della letteratura contemporanea inglese ed americana è terra nebulosa e inconquistabile, potrà sulla scorta di questo volume intravedere una impensata riochezza di sentieri, far incontri piacevoli o impressionanti, cedere a fascini imprevisti, addestrarsi a permanere in un clima let– terario diverso da quello cui è adusato. È il fine, certo, che lo stesso Linati si è proposto di far raggiungere ad una tal sorta di lettori, oltre che quello di aver soddisfatto per pro– prio conto una passione intellettuale che, non lo ha mai abbandonato. ALDO .SORANI. MARIO Puccrnr, La prigione. Romanzo. - Ceschina, Milano., 1932. L. 12. Le prigioni sono due: una è quella vera, di pietra, massiccia, che si erge come un castellaccio in fondo alla cittadina di provincia, sul mare, ed è il reclusorio dei condannati a vita, dove Am·elio, il prota– gonista del romanzo, è impiegato; l'altra è quella della timidità, della debolezza, dei piccoli pregiudizi e paure borghesi, cioè la prigione sen– timentale in cui Amelio, inesperto e ingenuo, si incapsula. Tutto il romanzo è visto attraverso i pensieri, le impressioni di que~ sto giovane protagonista; si potrebbe anzi dire che è soltanto un lungo soliloquio. Amelio, dopo aver preso il diploma di ragioniere, ha vinto il primo concorso che gli è capitato: quello di computista nei regi reclu– sori. È un giovane sui vent'anni, di grande timidezza: ha vissuto sem– pre in provincia, non ha fatto che studiare e scrivere lunghissime lettere alle sorelle, che sono in collegio, descrivendo loro per filo e per segno la sua vita, gli intimi sentimenti, le ingenue speranze. « Capiva, sentiva di sognare un poco;· ma ,sempre egli aveva prefer:ito le cose lontane, le speranze appena intraviste, ai beni vicini e raggiungibili>>. Così, fin dalle pagine introduttive, il carattere di Amelio è presentato con limpidità; e tutte le prime impressioni, il viaggio verso la città del reclusorio, l'in– contro in treno con una signorina in una giornata pfona di ,sole, l'arrivo nella cittadina con quel casteHo sul mare che pare un uccellaccio, hanno in questo libro un segno di felicità. Attraverso il carattere di Amelio, timido e sensibile, è visto poi il reclusorio : il quale si accampa subito, fosco e terribile, non soltanto nella fantaisia ma anche nella realtà, quale Amelio viene a conoscer da vicino dopo i primi approcci che egli, pel suo lavoro, deve avere con le guardie, con gli amministratori, con .i «secondini». Giacché quella fortezza è non solo un luogo di reclusione e di pena per gente che ha commesso colpe gravissime, ma è anche un posto dove, per l'umidità delle vecchie mura, per imprevidenza igienica o per altre ragioni, da qualche tempo domina la tubercolosi. La terri- BibliotecaGino Bianco
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