Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

INCONTRI CON D. H. LAWRENCE. Per molti anc6ra, che non lo conobbero personalmente e ne de– sumono l'immagine dalla leggenda che gli si era creata intorno d'una morbosa mania erotica, d'una irritata insofferenza del mondo, d'una crucciosità insieme scontrosa e beffarda, D. H. Lawrence resta nella memoria in figura di satiro consùmato da una perversa fiamma è da una iracondia non temperata mai da nessun clima e non placata da nessuna esperienza. A me, che ho avuto occasione di incontrarmi e di conversare amichevolmente con lui a varie riprese e in circostanze diverse, du– rante il corso di qualche stagione o a distan~a d'anni, è parso sem– pre difficile fissarnè l'immagine in quell'as:r>etto diabolico che la leggenda le aveva dato. Il più delle volte, anzi, m'è apparso pieno di candore, di semplicità, di dolcezza, di buona grazia e· solo di rado ho potuto assistere a un suo scoppio d'ira dì fronte a qualche nome o a qualche spettacolo o a qualche persona per lui insoppor– tabili, ma -anche allora il ghigno sardonico del suo volto pallido, incorniciato dalla barbetta rossa ed illuminato• dagli occhi azzurri, gli si distendeva presto in un sorriso che non aveva nulla di mefi- stofelico. , La personalità del Lawrence era certo difficile a penetrare e decifrare e non credo che egli si sia mai a pieno confidato, e rivelato a nessuno, ma, se -si riusciva a vincere la sua istintiva diffidenza e la sua innegabile ritrosia a parlare di se stesso, e a mostrargli una comprensione dell'opera sua che non fosse ispirata a me:ra curio- - sità, egli, in certi momenti, s'abbandonava al senso dell'amicizia. più premurosa, con una condiscendenza non solo formale, ma piena d'interessamento sincero. Era, in fondo, pieno di bontà; ma odiava quelli che gli si avvi– cinavano come allo scrittore alla moda per semplice snobismo, senza conoscer nulla del suo travaglio interiore e nemmeno di quanto egli aveva sofferto praticamente, sopratutto durante i lunghi anni della guerra. Mi confessò una volta che nulla lo irritava, anzi lo disgustava, più dei ·soverchi elogi, che avevano oltre tutto per lui un effetto deprimente, mentre gli attacchi aperti, specialmente di coloro che egli chiamava « la mala genia dei benpensanti », lo aiz– zavano e lo rinfrancavano. Una volta che gli accennai ad una breve B~bliotecaGino Bianco

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