Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
648 G. Oornisso di stracci il loro bambino morente. Subito un prete gli dava il bat– tesimo u~a suora girava da una culla all'altra, pizzicava le guance ' . dei bambini per vedere se anc6ra il sangue circolava nelle loro vene e quelli già fréddi li raccoglieva e li deponeva in una cesta. Ma se guariscono sotto le cure delle suore e del :medico della .Mis~io~e, vengono ripresi dalla madre la quale è radiosamente felice dli ria– vere la sua creatura .. Toccante scena di amore materno e filiale· ho visto nel collegio missionario salesiano di Canton. Da un lontano villaggio del Kuang Tung perseguitato dai banditi una donna era venuta a piedi per affidare ai missionari il proprio figlio decenne perché· gli insegnassero a legg·ere e a scrivere edJ un mestiere. Ella aveva portato seco un g:i;ande involto. Appena assegnato il lettino al nuovo convittore ella sciolse l'involto e ne trasse il povero cor– redo che gli aveva preparato. Poi distese sul letto la stuoia e la coperta. Da una parte depose un bicchiere e dentro vi infilò lo spaz– zolino per i denti. Poi venne il momento del distacco. Il ragazzo si era fatto come pensoso, tolse dalla. tasca il suo fazzolettino e si nascose gli occhi. Entrambi si strinsero e il ragazzo volle essere ripreso tra le sue braccia come quando era bambino. Il bacio non esiste in Cina ma mi si assicura che vi sono parole e sfumature dello sguardo che in sé riescono espressione dl'amore intensa quanto quella usata da noi. Pochi giorni prima di lasciare la Cina mi· immergevo avida– mente tra la folla delle strade di Pekino, penetravo nei negozi, visitavo le botteghe degli artigiani, spiavo ogni angolo colla si– cura certezzà che lontano da lì sarei ,stato preso dal più forte dei rimpianti., Mi accompagnava sovente un mio amico grassissimo e sorrid'ente. Sullo sfondo cinereo delle strade risaltava la folla ve" stita di bianco o di azzurro. Tutti camminavano leggeri sulle scarpe di stoffa còn una cadenza quasi di ballo. Chi col ventaglio si fa– ceva fresco, chi si riparava dal sole. Essere grassi per i cinesi è la massima delle perfezioni umane, e significa sapienza, ricchezza e beatitudine. Il mio amico attirava gli sguardi serenamente me– ravigliati di tutti e i ragazzi si fermavano allibiti chiamandolo rispettosamente Budda sorridente, tanto lo trovavano somigliante alla panciuta incarnazione di Budda rappresentante la massima espressione della sapienza e della beatitudine. Altri ci seguivano– canterellandoci: « Give me money tank you very mwoh )); e alla no– stra muta indifferenza si facevano imploranti dicendoci in cinese : « Parlateci, fratelli maggiori)). I facchini colle loro carrozzelle– a mano, anche nei quartieri più lontani dal nostro albergo, tra migliai di forestieri subito ci ricon<,scevano per italiani e ci of– frivano i loro servigi, annunciando la nostra nazionalità : «I-quo)). Caduto l' imperatore e sbandata la sua corte innumerevol~ Pekino ' Biblioteca Gino Bianco
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