Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

Ricordi della Gina 645 pebre. Mi diedero i loro bigliettini da visita rosei e minuti come petali di peseo, altre si sed'ettero dietro agli attori, veri idoli della folla e dei cuori femminili. Intanto, dalla cucina ardentissima in– cominciaron<;> ad arrivare quattro pietanze che furono deposte al centro della tavola.. Tutti si alzarono in piedi e impugnate le bac– chettine d'avorio ognuno prese qualcosa non per deporla nel proprio piatto, ma in quello del compagno di fronte o in quello dli destra. Mi affrettai a fare lo stesso-, mentre il mio piatto veniva colmato un po' da tutti. E per non fare attendere gli altri subito mi dliedi a mangiare. Erano gamberetti, gemme di bambù, interiora di pollo, cuore di vitello tagliat<;>a fettine in forma di creste di gallo. Tutto era condito con olio di soia ed era stato cucinato lentamente al vapore emanato da grandi pentole d'acqua. Altri quattro piatti si succedettero. Uno di pinne di pescecane (squisite come tartufi), uno di riso con erbaggi e prosciutto, uno di teste d'anitra, uno di fun– ghetti. Dopo queste portate, tutti si misero a giocare alla morra, io stesso vi partecipai, sicuro che il banchetto ~osse finito, invece erano solo apparsi gli antipasti. Altre ragazze presero il posto delle prime, una portava con sé un piccolo cembalo, si diedero a cantare e a suonare, ribevemmo la grappa calda, vennero scambiati sorrisi e complimenti, il caldo della giornata veniva superato da quello interno dato dal cibo, dalla bevanda e dalla cucina vicinissima, tutti i ventagli si agitavano, quando con mia grande sorpresa vidi arrivare al centro d'ella tavola una zuppiera colma d'un brodo ci– nereo. Era la costosa e ricercata zuppa di nidi di rondini. Zuppa deliziosa, d'un sapore tra qµello dell'aragosta e quello dell'ostrica. Non si tratta di nidi di rondini simili a quelli che si ved'ono sotto alle nostre grondaie, ma di specialissimi nidi fatti dalle rondini nelle zone rocciose dove manca assolutamente il pantano. Questi nidi vengono costruiti con una gomma emessa dalle stesse r<;>nd!ini, una gomma simile a quella che si vede colare sui tronchi .dei ci– liegi. Seguirono portate quasi di corsa dai servi altre zuppe: di funghi, di pesce, di animelle, e altre fatte a base di intingoli. I piatti forti arrivarono come battaglioni all'assalto, senza dare un respir<;> di tregua: pollo minutamente tagliato, anìtra alla pe– chinese e cioè arrosto, tagliata a schegge come spicchi di'arancia, da meschiare ad una salsa piccante e da avvolgere in una falda di pasta, pesce in umido e zuccherato, ravioli e spaghetti di farina di riso (c'è chi sostiene che sia stato 1Marco Polo ad importarli in Cina, ma i Cinesi sono convinti del contrari<;>), un porchetto ar– rosto lucid'o come un mobile, pollo anc6ra con altre salse. Poi piatto prelibato e da grandi occasioni : uova vecchie di quindici anni. Per quindici anni sono state sepolte riella creta. Il loro aspetto è di ge– latina verdastra, l'odore è di vernice fresca ma il loro sapore è molto vicino a q·uello del formaggio gorgonzola. Da ultimo viene BibliotecaGino Bianco

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