Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
La tabacchiera smarrita 585 ehi si compiace grandemente di se medesimo. Rideva nel corso dei suoi racconti per le dlifficoltà d'ella lingua non sua, si correggeva degli errori e ne faceva dei nuovi, rideva e si congratulava di que– sti come di un'impresa dli.sperata eppure riuscita, si rivolgeva domande e vi rispondeva, non dubitava di non essere seguìto : gli astanti erano una platea attonita e seccata cui faceva· unica ecce– zione il compagno del vaniloquente. Quanto l'altro chiacchierone, era que·sti altrettanto muto, ma un sorriso che aveva di continuo negli occhi e mai sulle labb:ra, lo rendeva partecipe' di quell'or– gia di parole. Bettigalli si era presto disinteressato dei due, ma seduto nel suo posto abituale, sulla poltrona a fianco del canapè dove si teneva la padrona di casa, mostrava col suo atteggiamento sostenuto quanto disapprovasse la presenza degli intrusi. - Mi son stati introdotti con una lettera di mio cugino di. Londra, - gli spiegava la vecchia Areati, desolata, - non potevo non ammetterli alla conversa~ione. Bettigalli taceva e scuote.va il capo severo, non si capiva se per compiangere l' interlocutrice di ciò che. non aveva potuto evitare, o per biasimarne l'arrendevolezza. Passò del tempo. I più giovani si erano appartati nel lato op– posto del salotto e si udivano allegri perdersi nei giuochi delle loro età fiorite ; vicino alla padrona di casa er11norimaste un paio dli vecchie signore insieme a Bettjgalli e a un altro amico comune, nonché l'anziano straniero. Si venne tra l'altro a parlare di scac– chi. Qui la padrona di casa si credette obbligata a fare l'elogio del cavaliere Bettigalli, giuocatore abilissimo, e lo stranierò uscì dlal suo mutismo per proporre una partita, che Bettigalli accettò. Por– tarono la scacchiera : sin dalle prime mosse il cavaliere· Bettigalli dovette accorgersi dli avere a che fare con un maestro di quel giuoco sottile. Ben presto si era truvato a mal partito. Sopratutto lo u'rta– vano i rapidi gesti dlello straniero che ,spostava rapido i propd pezzi non appena l'avversario aveva mosso, come se ne prevedesse i piani, e quel sorriso immoto dei suo sguardo, che sembrava iro– nico e forse voleva essere gentile. Il cavaliere Bettigalli si era fatta agli sca~hi la fama di vincitore, gli era d'obbligo perciò compiere ogni sforzo per rimanervi fed'ele. Per altri giuochi egli aveva sin dall' inizio rinunziato alla supremazia, e pur non es– sendo il meno abile faceva di tutto per apparirlo, riuscendo a trarre dalla confessata dappocaggine, con un contegno opportuno, i medesimi vantaggi che ottenevano i più destri, e ancora di più. Ma quelli non costituivano il caso presente, dove i suoi fedeli erano abituati a vederlo vincere senza fatica: Questa volta invece senza apparente fatica fu vinto. Gli « oh, cavaliere», della vecchia Areati e d!egli astanti non avevano finito di echeggiare, che lo straniero ambiguo si offriva per la rivincita; mentre intorno l' attenzione BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy