Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
La tabacchiera smarrita 683 Finito il viale tra i fiori, il cavaliere Bettigalli sali una corta scaletta. Sull'ultimo g·radino si fermò è si volse anc6ra a guar– dare; due scalini più in basso di lui, Cecco aspettava paziente che il padrone si decidesse a proseguire, e teneva fisso lo sguardo sopra gli scarpini verniciati dli lui. · - Faremo costruire altre di'ue stufe, - disse infine Bettigalli come a conclusione del suo attento osservare. - Una qui e l'altra in fondo. E così tranquillato sulla sorte·dei fiori, varcò l'1iscio al sommo della scaletta, proprio mentre scopertosi un lembo dli cielo, il sole entrava nella serra con tante !Ilacchie dorate per quanti erano i finestroni della parete sul giardino. Varcò l'uscio, attraversò due stanze dei servizi, e si trovò nell'androne. Qui, invece di salire al primo piano, per una grande porta entrò in una· grande sala, ch'era quella di ricevimento. Qualcuno che stava in attesa di lut dovette udirlo giungere, perché non aveva ancor finito di liberarsi dal mantello, che gettò sopra una poltrona, e Cecco delle rose, che posò ,sopra una ta– vola rotonda, quando una voce rispettosa chiese il permesso di entrare. · - Avanti, Nando, - rispose il cavaliere Bettigalli. - Avanti. Dov'è dunque quest'arca dli Noè? Il cuoco entrò. Portava a due mani all'altezza delle spalle _un largo vassoio; giunto vicino al padrone lo abbassò pe:r mostrare il contenuto e a un cenno di lui lo posò sopra la tavola, nello spazio lasciato libero dalle rose. - Vossignoria guardi, - disse, e si ritrasse di due passi. Poco più piccoli dli una carta da gioco, fatti di un biscotto rosato d'al solleticante aspetto e profumo, tutti o quasi gli animali della creazione figuravano entro il vassoio. C'erano animali dome– stici, e altri più rari, e altri anc6ra che soltanto la fantasia del pasticciere aveva veduto . .Solamente· un elefante dalla proboscide incredibilmente ricurva usciva di misura, occupava da solo un terzo del vassoio, ricoprendo tigri, leoni, galletti canterini dal becco spalancato. Confetti grossi come nocciole ovvero piccolissimi omavano quei biscotti, erano occhi o penne o criniere irraggJanti. - -Miele e farina, - spiegò il cuoco e parve invitasse 3, scor– gere nel proprio lavoro un prodigio. - Miele e fior di farina. E dei confetti adoperatì, alcuni son pieni di rosolio, altri di mandorle -finissime, e quei piccoli è zucchero soltanto. Ho cotto attentamente, e la pasta è morbida come ordinò Vossignoria. Vossignoria si può sincerare. Bettigalli assaggiò. - Bene, - fece, - bene. BibliotecaGino Bianco
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