Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

578 A. Bonsanti scuna segnava una via che altre percorrevano. Poi la pioggia rin– forzò, e la ,si uqì al di fuori grandinare contro il selciato della viuzza. Un lampo illuminò la scuderia e il tuono _fece tremare l'aria a più riprese. Una grande tristezza vinceva Bettigalli tra quella livida luce ,del giorno e il :fievole balbettare della lucerna. Cecco era salito dentro la carrozza; l'altro in piedi davanti allo sportello, metteva dentro .la testa e il busto, faceva luce, aiutava a sollevare tappeto e cuscini, a frugare negli interstizi. «Non si tro– verà, - si dliceva Bettigalli, - non sJ troverà», ma que·sto pen– siero formulato a parole era una nenia per la sua anima depressa. Uno poteva coordinare la propria vita entro argini prestabiliti, darle perfette difese, costruirsi una :fisionomia studiata contro cui si arrestassero le curiosità altrui, incapaci di vedere oltre quella, costretti a appagarsene. Poteva anche· adoperarsi acciocché il ,suo spirito medesimo restasse quieto, si accontentasse di labili svaghi. Cosi aveva fatto in modo di non vivere senza desideri, ma questi se li era scelti piani, non impossibili a soddisfare, sì che bastasse quel piccolo impegno che glieli avrebbe concessi a non fargli sentire il peso e il rimprovero di maggiori attitudini sfuggite. Aveva nu– trito delle ambizioni, eppure anche di queste si era accortamente liberato, e quando a volte ne parlava come di trascorsi giovanili, la sua-voce assumeva l'accento di chi si compiace di una scampaita fatica. Questo essersi mantenuto estraneo alle contese per le cariche e impieghi remunerati o soltanto onorifici, diventava la sua forza nel mondo ; si sapeva che non sarebbe stato un competitore e gli se ne era grati. Qualcosa chiesta da lui a chi occupasse una carica alla quale egli medesimo per voce comune avrebbe potuto essere eletto sol che avesse voluto, veniva immediatamente accordata, e non con le arie dli chi concède, ma con la soddisfazione dii chi si sente valutare e adoperare da un uomo superiore, al quale ,si è felici dli d'ar prova del proprio potere. Si sapeva auche che aveva nutrito idee tinte di giacobinismo, e gli se ne attribuivano molte più del vero, al che egli si guardava bene dal contraddire. Trovava che i « si dice» convenivano perfettamente alla sua concezione della vita come leggenda. Aveva poi un: modo tanto convincente di dar peso alle cortesie più che ai fatti, che una sua lode era tenuta in gran conto, ambita più di un sostanziale aiuto, il quale del resto an– ch'esso più da lui che da un altro sarebbe stato possib1le ottenere proficuo, sol che lo si decidesse a mettere in moto la macchina delle sue relazioni. Uno poteva ordlinare la propria vita entro argini pre– cisi, darle nette difese, ma non sarebbe riuscito a impedire che· dì tanto in tanto una bJ:'eccia vi si aprisse per improvvisa stanchezza dei difensori. Era quando lo sorprendeva la solitudline, il vuoto di una vita priva di intensi affetti. Restava immobile a contemplare il passato, e non ne traeva rimproveri per il presente, ma piuttosto BibliotecaGino Bianco

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