Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

La taba.cchiera smarrita 577 dità incombente al di fuori già •stagnava sul battuto dei pavimenti consunti, avvallanti, sui muri a larghe chiazze, che dove l'intona(;O rigonfio cadeva a brandelli, stillavano gocce. Una luce completa mai regnava in quella spelonca, neppure nelle giornate di sole, ma la luce era inutile al cocchiere e all'uomo di. fatica, tant'erano avvezzi a metter le mani dove fosse ne'Cessario anche a occhi chiusi. Tre legni, l'uno dall'altro diversi, occupavano una metà dello stanzone che in fondo, attraverso un'alta volta, metteva nel secondo scomparto, dòve stavano alle mangiatoie- i cavl;l,lli. Quell'aria in– fetta e lo spettacolo desolato distrassero in parte il cavaliere Betti– galli dai motivi che lo avevano condotto alla scuderia; si mise a pensare ai restauri necessari mentre già incominciava a rimprove– rarsi di'esservi venuto. Quella .spinta che lo aveva costretto impa– ziente alla ricerca della tabacchiera si andava placando, ed!era una noia fisica, una stanchezza de-Ila mente per il pensiero assiduo di un medesimo oggetto 1 a placarla. Continuava le ricerche per punto di'impegno; sapeva però che più tardi il fastidio per la tabacchiera perduta sarebbe riaffiorato intatto. Un uomo basso e storto che si udiva armeggiare· nascosto d'a, una carrozza, accortosi dei due, venne verso di loro e teneva con una mano una secchia piena d'acqua sudicia, nell'altra una spu– gna. Riconosciuto il padrone, posò a terra il secchio lasciandovi cader dentro la spugna e levatosi il berrettaecio di pelo, aspettò di conoscere la ragione dl:i. quella presenza insolita. Gliela spiegò Cecco in breve; e quello tentennava la testa via via che il servo parlava. - Non ho visto niente, - dlisse poi, - di quel che cerca il signor padrone. Niente. E si portò la destra al petto. Si vedevano le sue grosse dita nocchierute, slargate e pesanti sulla camicia. - Vediamo, vediamo, - disse Oecco, poi aggiunse : - Ci vo1·– rebbe una lanterna. Lo stalliere si allontanò correndo e sembrò avere una gamba più corta; lo si udì frugare in un angolo, battere l'acciarino : una fiammella s'accese fioca, poi acquistò vigore, illuminò di una va– cillante luce rossa,stra i due muri congiunti, gli utensili svariati che v'erano appesi. Lo zoppo tornò recando la lanterna penzoloni, e le ombre si spostavano intorno a lui. Bettigalli scorse la propria, alta e scialba dapprima sull'opposta parete, ,abbassarsi e diventare più intensa a mano a mano che la fiammella gli si faceva vicina, ridursi infine ai suoi piedli. - Cercate, cercate pure, - disse, e si trasse in disparte sotto una finestrucola quadrata difesa da grosse sbarre. Alzandovi lo sguardo vide che aveva incominciato a piovere. Le prime gocce rade· rigavano i vetri su cui era tuttora accumulata la polvere d'el– l'estate. Scendevano lente come tanti rigagnoli minuscoli e cia- 37. - figaro. BibliotecaGino Bianco.

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