Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

La tabacchiera smarrita 57,5 serio, e così nella maggior parte dei casi gli succed'eva. Vero è però che quasi sempre, e così questa volta, la rabbia durava pochis– simo, e che partito in invettive si sentiva di lì a brevi istanti come vuoto d'ogni collera; spariva, se· non ogni ragione, ogni volontà di risentimento. Restava allora l'impegno di quanto aveva inco– minciato da soddisfarsi con onore, e l'abilità di far volgere a suo profitto anche le situazioni compromesse d'al primo scatto. Quelle brevi collere gli servivano poi proficuamente dli. sfogo, e con loro spariva il malumore che le aveva mosse e ogni altro motivo di scontento. Raggiungevano l'efficacia d'elle tempeste nei cieli mar– zolini. Andò passeggiando e intanto riordinava le idee. Quell'af– fermazione sfuggitagli per rispondere alle insistenze della dome– stica, la quale appena detta gli era parsa possibile e vera, che avesse usato della tabacchiera in carrozza e poi nell'anticamera, adesso la memoria si rifiutava di convalidarla. Di sicuro v'era soltanto che in casa non ,si riusciva a rintracciare la tabacchiera ; forse fra qualche tempo salterebbe fuori sorniona da qualche an– golo impensato. Né riusciva a convincersi dli. averla dimenticata da qualche parte, poiché poteva esser mai che non avesse fiutato ta– bacco in carrozza, ritornando ? Si soffe11mòsu questa idea della carrozza ; non avevano pensato di guardare nella carrozza. Lai ta– bacchiera poteva essere rimasta in quella, scivolatagli dalle tasche, seguendo magari il fazzoletto. Fu allora che interrotto l'irrequieto vagare sedette nella poltrona, dette di piglio al campanello, e chiamò: « Cecco, Oecco )), meravigliandosi di veder co$tui così prontamente accorrere alla chiamata. Poi che Oecco fu dentro : - Avete finito di borbottare fra di voi ? Non potete andar dac– cordo neppure quando sono presente. Ma ci metterò un rimedio io, se non ci penserete da voi : tli qui e lei in campagna, - credette opportuno riattaccare sul tema dei rimproveri. Il servo stava contrito, ma dentro di sé pensava che la calma era ritornata. · - Dicevo, - riprese Bettigalli non mutando il tono severo: - non abbiamo guard'ato nella carrozza e in scuderia. - ,Ma se Vossignoria, - rispose il servo, - s'è ricordata d'aver fiutato tabacco in anticamera ... , - qui s'interruppe, gli parve che se il padrone riconosceva d[ aver errato non conveniva rammentargli l'errore, concluse: - capisco, per sincerarsi. - E stava, per ag– giungere·: « così avremo la certezza che in casa non c'è», ma gli parve anche questo un passo falso, e tacque. Il cavaliere Bettigalli guardò il pendolo, vidle che erano le dieci e mezzo. Lasciò la poltrona. - Dammi il cappello, - disse al servo, - e qualcosa da but– tarmi sulle spalle. BibliotecaGino Bianco

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