Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
A. Bonsanti classe e fare attenzione se i discorsi d[ costui assumessero nel- 1'espr~ssione un indirizzo generico, ovvero ricorresse di frequente nella sua bocca il pronome io, e per quali cause e motivi di conver– sazione: i soggetti che lo spingevano a parlare di sé indicavano facilmente le asperità del suo carattere. Egli si era scelto di ap– partenere all'ultima classe perché la credeva la piv ad'atta alla propria indole, che era la materia prima su cui costruire il bel- 1' edificio tutt'apparenza del carattere, e in lui impetuosa, immode– sta, portata a primeggiare. Perciò si era guadlagnata la fama di uomo che non. vuole :mosche sul naso, dalle idee recise e decise, immutabili, facile a dar consigli ma alieno dal riceverne, che non sapesse nascondere la verità, anzi amasse dirla; la verità, cioè quanto può sembrare tale agli ascoltanti. Chi io frequentava si era abituato ben pre'sto a. rispettarlo o per meglio dire a rispettare le sue manie, che era molto phì difficile, ed ora la sua fatica consisteva soltanto nel conservare delle posizioni conquistate, poiché anche col11.i che lo avvicinasse per la prima volta, edotto di lui, aveva cura di conformarsi alle norme comuni. ·Queste cure a cui si era dedicato, tutte esteriori, del carattere, lo avevano poi insensibilmente con– dotto lontano da altre più profonde dell'anima, sicché con l'andar del tempo ne era risultata in lui una se·cchezza che non si poteva chiamare ancora aridità, ma che tendeva decisamente all'egoismo. Di cui egli non si rendeva conto, ovvero soltanto in parte; il sen– tirsi tutt'ora capace di commozioni, anche di sfoghi ,sentimentali, lo persuadeva che se queste· testimonianze di un'anima sensibile rimanevano di sovente soffocate, ne erano causa le ragionate co– strizioni, né pensava che la ·facilità con la qua.le gli era pos,sibile nasconderle; fosse un segno della loro leggerezza. Egli era abituato a considerare ogni suo gesto, ogni piega che prendesse il suo pen– siero nell'animo suo, come regolati e quasi crfati dal proprio attento sorvegliarsi, e anche ciò che era frutto d'istinto, d'impeto, d'ira; insomma di irriflessione, gli sembrava avvenire dietro comando di una volontà fredda. Cosi era successo d[ quella rabbia da cui si era fatto vincere durante il -battibecco dei servi. L'uscio non si era anc6ra richiuso alle spalle di costoro, sbattuto con violenza da lùi, che già il suo sdegno cadeva. Andò camminando in su e in giù per la stanza onde calmare l'impulso fisico delle grida e del gestire fu– rioso, e quell'esclamare: « i manigoldi, la tabacchiera)), che fu udito dai servi faceva gi~ parte del metodo, il quale, riferito ai domestici, consisteva in periodiche lavate di capo non appena. ne offrissero il destro. Occorre menarli col bastone, diceva, ed era poi nient'altro che una metafora assai spinta per dire che non bisognava dargli confidenza, e che era meglio riprènd'erli anche quando non se lo me– ritavano che non riprenderli affatto. Faceva già parte del metodo, ed era come dire che nei primi momenti egli si era arrabbiato sul BibliotecaGino Bianco
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