Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
.572 A. Bon$anti Al di là della porta chiusa, si udiva la voce nota irata escla– mare come un ritornello: « .... i manigoldi, ... la tabacchiera .... )), framezzo frasi non chiare. . - Che c'entro io, che c'entrano i paternostri, - rispose la buona donna. - Siete stato voi, col vostro dar sulla voce, a farlo .and'are in collera. E se io posso sopportare che il signor padrone mi rimproveri ingiustamente e scherzi sulla religione, da voi.. .. - Macché religione, - interruppe il servo. - Macché religione. Siete una superstiziosa e di que-lle coi fiocchi. Adoperate le pre– ghiere per i vostri_ sortilegi come le streghe la parola di Belzebù. Siete un'eretica. · - Chi, un'eretica? io? povero pazzo, - ribatté la massaia, - vsoi sarete un eretico, che non andate mai in chiesa e vi prendete .gioco dei pretL Ereticone, ereticaccio. Su queste offese parti. E la si udiva ripetere su per la scaletta: ,((eretfoone, ereticaccio )), e aveva il tono soddisfatto di chi riesce .a sfoga,rsi con le parole forti. Poi, raggiunto ch'ella ebbe il corri– doio, la voce affievolì, si perse. Anche nelle stanze del cavaliere Bet– tigalli tutto taceva. Allora, nel silenzio attonito che segue le grosse burrasche, si uda Oecco dire: « che tipo)), e un suo ridacchiare per la contentezza di aver messo in fuga il nemico. Intanto la luce del giorno si andava oscurando, sì che pareva -dell'imbrunire più che del mattino. Precipitava il maltempo; si udivano lontano pei cieli gli zoccoli del diavolo incattivito andar pe– stando. Passò una raffica di·vento furiosa, altre seguirono: si videro i platani del parco incurvarsi, sconvolti nelle cime, le nubi farsi an– ,cor più basse e più nere, velocissime trascorrere accavallandosi, come sicure lungo una via tracciata. Fischiò l'aria frustata dai rami e nelle gole dei comignoli, giunse lo sbattere delle imposte mal fer– me. Di nuovo si udì la voce di Cecco esclamare: « temporale dentro e fuori)). Stava fermo nel mezzo dell'anticamera, ma guardava, voltato vel'so la :finestra, quel gran movimento all'esterno, i pre– parativi della sinfonia vicina. Erano, questi, affrettati come per un'orchestra arrivata in ritardo, e stupiva, di contro a quello, l'immobilità e il silenzio della casa; e sembrava, quella gazzarra, una :finzione montata sopra un palcoscenico i cui rumori giunges– :sero come da irreali distanze. Il servo si àvviò verso la scaletta, ma raggiunta la porticina a muro, sostò perplesso. Temette una chiamata improvvisa del pa– drone, un suo non _sufficientemente pronto accorrere. E ben si .attenne, perché ritornato sui propri passi e avvicinatosi alla fine– stra ad osservare se il cielo si decidesse a liberarsi d'al suo turgido peso, un: «Cecco, Cecco )), ripetuto e squillante, e uno scampa– nellare come di sagrestano imbizzito, lo condussero in fretta allo spogliatoio. Bussò,_e aprì l'uscio neil'istante in cui un terzo : « Cec- BibliotecaGino Bfanco
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