Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

La tabacchiera smarrita che per la mente, perché conosceva la fedeltà dei domestici, e l'al– tra, che per un attimo vi fece capolino, per cui caduta a terra la tabacchie:ra e guastatisi gli ornamenti di rubini e filigrane, il servo l'avesse nascosta per farla aggiustare e fingere più tardi il ritrovamento evitandosi così dei rimproveri, non resse neppure essa ché egli era troppo r'ispettato e temuto perché si osasse ai suoi danni un sotterfugio. Ciò di cui non riusciva-a rendersi ra– gione era in qual modo la sera innanzi non si fosse accorto della mancanza della tabacchiera riponendo gli altri oggetti nello stipo; sul velluto di uno sbiadito cilest_rino la vista della bottigfa~tta di essenza odorosa doveva richiedere l'altra della consueta compa– gna. Andò cercando allora se e quante altre volte in passato gli fosse avvenuto di ritrovare la 'tabacchiera in un luogo che non fosse lo stipo o una delle proprie tasche, ricord'andosi poi di aver– vela posta di sua mano, e per aiutarsi nella ricerca si mise a pR~– sare in rivista· gli altri mobili 'dello spogliatoio, della camera, ùa letto, e anche di ogni altra stanza del proprio appartamento; sopra. ogni luogo piano immaginava dli veder luccicare la scatola d'oro. Rammentò di quando l'aveva dimenticata sul tavolo dello studio, e in cani.era da letto quattro o cinque volte, sì che Cecco aveva ragione d' insiste:re per le ricerche in quella stanza, e di quella notte· che la dimenticò fuori dì casa presso una persona la quale lo rese felice in quell'anno, né il ricord'arla deviò o raddolcì le cure presenti. .Sì, gli era capitato altre volte di non riporla nello stipo e ,sempre per una causa di qualche peso, o lieta o triste, che lo– aveva distratto, ma in tutto raramente, e mai di smarrirla. Qui gli sovvenne che la sera precedente, proprio mentre si trovava da-– vanti al mobiletto, Cecco _era entrato recando sopra una guantiera caraffa e bicchiere ; entrando aveva incespicato. Il bicchiere di cristallo di Boemia scivolò dalla guantiera, cadde, andò in fran– tumi. Gli fu giocoforza rimproverare Cecco del malestro poiché– il pezzo era raro; l'incidente doveva esser bastato a fargli chiu– dere la cassetta senza pensiero della tabacchiera. Questo ricordo– lo ricondusse all' interpretazione d'ella tabacchiera sciupatasi ca– dendo e occultata; dopo il malestro della sera innanzi Cecco non aveva osato confessarne un secondo, ma come poco prima non parve plausibile se non per un ist ante. E gli era troppo ,sicuro e orgoglioso del proprio intuito per n.on convincer-si che una fin– zione di Cecco non gli sarebbe sfuggita. Trovava il contegno del servo naturalissimo, e poi qualcosa gli sussurrava che questa volta la tabacchiera era andata veramente perduta, che non la si ritroverebbe più, un presentimento senza cause ma non per questo– meno credibile, né pensò che forse anche in quegli altri pochi casi in cui non si era trovata la scatola d'oro sottomano gli fosse oc– corso d' inceppare nel medesimo presentimento. il quale si mo- BibliotecaGino Bianco

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