Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
François JJfauriac 549 sto e ,del ragionevole; ella non vede in Mathilde colei che assicurerà un erede ai Oazenave, ma solo un'intrusa che si propone di to– glierle' il figlio. Né costui è meno deviato della madre, ché non solo è rimasto fanciullo nelle sue abitudini familiari, ma usava recarsi in città da una vecchia amic3:i con l'aria ostentata di far dispetto alla madre, salvo a chiederle poi perdono. E si sposa sopratutto per dispetto. Tra questi dlue Mathilde non ha animo forte e sereno da poter resistere e vincere il grigio infausto dell'ambiente: si lascia presto mettere· in disparte; una cattiva gravidlanza la; con– duce poi rapidamente alla towbà. Ecco i due vecchi nuovàmente soli. Ma non soli come prima : in Fernand l'amore per la moglie defunta assume un aspetto di rimorso e, poiché la morte può essere imputata in gra,n parte alla mancanza di cure, la vecchia sente che Mathilde ora è infinitamente più presente e temibile. Infatti, , essa è adtlirittura un ostacolo, una barriera : Fernand non è più suo; disperata, paralitica, ella se ne muore, mentre il figlio, per– duto nelle memorie, sfuggenqo a •Stenti alle unghie di servi che vor– rebbero rendersi indi~pensabili e sfruttarlo, si lascia cadere in una tristezza infinita che sembra confondersi con la tristezzà della landa. In Thérèse Desqueyrown questo dramma che ha raggiunto in Genitriw il massimo della potenza artistica, comincia a dilatarsi e ad assumere maggiore complessità. La narrazione ,si apre in medfos res con un procedimento ingenuo, tipico di 1Mauriac: in una lunga rievocazione iniziale il protagonista lascia intravedere tutto l'ante– fatto. Ingenuità che non dispiace in un temperamento così rude. Thérèse, :figlia anch'essa della landa, ered'e d'una. grande fortuna, è sposa d'un proprietario fornito di tutte le qua.lità, dalla bonomin alla forza :fisica, ché in provincia bastano a fare U:n bel giovane. 11 dramma è tutto interiore a Thérèse; una sete morbosa di libe– rarsi da quell'ambiente gretto e ristretto, un odio cieco per quella terra e per quella gente che sembra imprigionarla, la spinge a commettere un atto di cui ella stessa non si rende conto : appro– fittando d'una malattia d'el marito; ella gli somministra dell'arse– nico nelle pozioni. Isterismo, follia, scontento, sete morbosa di novità la conducono in tal modo in Corte d'Assise, donde· la trag– gono l'influenza del padre e la compiacenza del marito che vuole soffocare lo ,scandalo. Ma niente è posto in oblio: quella gente vuole, ormai, che Thérèse paghi con l'umiliazione, con la prigio– nia, sentendosi messa al band'o da ogni affetto, da ogni vita fami– liare. Ella ritorna nella casa del marito pensando di trovare due braccia tra le quali liberarsi nel pianto del1'orrore del delitto. Invece trova anc6ra una volta un giudice, anzi un giustiziere. Egli non comprende e sopratutto non riesce a comprendere ciò che ella stes,sa non sa spiegare : le infinite strade che menano alla follia, l'infinito abisso nel quale può cadere un'anima assetata d!'amore BibliotecaGino Bianco
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