Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

MONTI, PELLIOO, MANZONI, FOSOOLO VEDUTI DA VIAGGIATORI AMERIOANI. I viaggiatori degli Stati Uniti che vennero in Italia, da quando il loro paese si fece indlipendente, fino al 1850, furono abbastanza numerosi, data la distanza del loro paese e i disagi del viaggio, e andarono crescendo di numero. Di quelli che ci lasciarono le loro memorie ne ho trovati circa un centinaio, e d'ogni classe sociale. Molti artisti per studiare antichità e musei, molta gente colta, vari scienziati, qualche malato di petto che sperava di rimettersi col clima di Pisa o dli Sorrento, delle signore in cerca di distrazione, degli studiosi di questioni sociali desiderosi di conoscere le nostre istituzioni di beneficenza, dei pastori protestanti che venivano a esaminar da vicino la corruzione «papale)), e persino un diploma– tico che mostrò dli aver, fin dall'inizio, una chiara concezione dei rapporti d'interesse che potevano passare fra i due paesi. Ci sono poi anche cinque o sei scrittori, che contano fra i migliori d' Ame– rica, fondatori, se non anc6ra di una letteratura veramente ameri– cana, per lo meno d'una provincia della letteratura anglosassone: Washington Irving, Bertrand Taylor, Henry Wadsworth Longfel– low, Ralph Waldo Emerson, Fenimore Oooper, G. W. Ourtis, che sull'Italia e sugli Italiani han lasciato pagine notevoli. Ma fra tante memorie non trovo che si sia mai formata una sola amicizia fra scrittori americani e italiani, nel periodo precedente il 1848 : se non si voglia chiamar amicizia quella di Giorgio Ticknor per Cesare Balbo, che fu piutto~to• conoscenza e simpatia scambie– vo_le,nutrita di stima reciproca profonda 1 ). Il che si capisce: i paesi erano troppo lontani, le occasioni di incontrarsi troppo rare, gli in– teressi troppo incerti. I due paesi erano uno per l'altro un po' favo– losi. Quante volte accadde ad Americani di sentirsi domandare in Italia come mai fossero bianchi e non neri! E quante volte gli Ita– liani si saranno sentiti chiedere in qual parte del loro paese ere- 1 ) Le lettere del Balbo trovansi a pp. 307-309 del vol. I di Life, ietters and journals of G. TICKNOR, 1876; hanno la data ottobre 1818-aprile 1819. BibliotecaGino Bianco I I

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