Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
G. NOVELLI, Migliore stella 631 Sta di fatto, che Mignosi ha creato a Palermo un movimento, comin– ciando con un programma e una rivista e 3!p,poggiandos.i a una casa editrice. Rivista e casa editrice ,si cniamano La trad-izione; e tradùtione è ottima parola anche in un senso, che non so se ,sia esplicito in quel programma, ma dal quale il movimento è senza dubbio caratterizzato: tra le cose che contano per questi teorici e antologisti, è la necessità d'attenersi alla schiettezza e alla intj.mità della parola, tanto spesso rese pericolanti dal riaffiorare cli vecchie rettoriche o dal formarsene di nuove. Mignosi e Novelli hanno pubblicato ora due libri cli versi, Crescere e Migliore stella, ne' quali è evidente, e felice, lo sforzo di fedeltà alla tradizione nel senso che ho detto: e se una• rettorica era su loro mi– nacciosa bisogna cercarla nella poesia francese tra Mallarmé e Valéry. Anzi Novelli è qualche volta raccostabile a Sergio Corazzini, un nostro giovane morto, formatosi tutto .su quella poesia; mentre Mignosi sem– bra resistere meglio agli influssi stranieri, trovandosi se mai come in famiglia tra i collaboratori del Frontespizio, intorno al focolare cli poesia religiosa toscano. Il forte di Mignosi è la parabola. E Novelli ha fatto bene ad acco– gliere nel suo florilegio la poesia Idrofobi, dove Mignosi narra del buon padrone disinteressatamente pietoso verso il ,suo cane idrofobo; come ha_fatto bene ad accogliere, dall'ultimo libro di Papini, le pagine nelle quali Gog addenta il pane offertogli ,dalla baanbina, che lui affamato sana, inconsapevolmente, col miracolo della carità. Questo motìvo della carità entra anche nel libro. di ver,si di Novelli; ma è messo per cosi dire in •sordina dalla coscienza dell'eterno che ci fascia, dal qual,e venimmo e verso il quale siamo inca~minati, noi uomini usciti dal mistero e destinati a rientrar nel mistero che è Dio : I1 sangue parte dal cuore e nel cuore ritorna. L'acqua parte dal cielo e nel cielo ritorna. Io mi distacco da te, mio Dio, e vago per le strade del mondo senza pensare che a ~e devo ritornare. ·Invece ci pensa sempre, e questo pensiero gli attenuai, gli fa eva– nescenti le apparenze del mondo esterno in un alone, ch'emanando dal cuor delle cose anche le dissolve : E le pietre aspettano di diventare Luce, e gli uomini anelano di -vedere Dio. Si cllipicsce che un poeta così, tutto rivolto all'Assoluto, all'ultrasensibile, vada al simbolico, per mantenersi entro la sua legge d'evocatore di _fantasmi: Cammino per le vie, notte e giorno, e sempre sono solo. Il silenzio è padrone. Di tratto in tratto odo voci chiamarmi da lontano, lente, ma stanche, Mi volto ma non scorgo ombra che viva. La terra finisce nel mare. Di là dal mare c'è un'immensa muraglia che mi separa dall'Infinito. Non posso vedere ma sento sempre chiamarmi. BibliotecaGino Bianco
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