Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

630 E. CECCHI, Qualche cosa eco. erano delle solite, pochi ritoc,chi sono bastati oggi a farne saltare gli elementi più caduchi e l'art~ di Cecchì s'è presa tutto il posto che doveva. Il libro ha così l'apparenza di un diario, di un giornale di viaggio. Dopo il soggiorno californiano Cecchi ha traversato l'Arizona, ha vi– sitato il Nuovo Messico e i suoi pueblos, non trascurando prima una v:iJsita a Holly_wood ,e alle città abbandonate dd cercatori d'oro della pr'iima metà del secolo scorso; ed ,è riuscito a dirci sull'arte popolaresca degli Indì del Nuovo Messico, delle tribù Navajo, Chimayo, Hopi e Zmii, su riti, danze, tradizioni locali, cose belle e interessanti. Ma l'interes,se cresce anc6ra quando l'autore ci fa entrare con lui nel Mes– sico vero, a Xochimilco, a Messic.o Città, a Cuernavaca, a Tepozotlan, a Querétaro. E qui hanno buon giuoco i due grandi temi da noi ricor– dati. L'immobilità, il ,senso dell'eterno da un lato («Quello che colpiva era la monumentalità degli atteggiamenti, il fuoco deHe fisionomie. E una meraviglia che vi accompagna, .per tutto il Messico. Altl'ettanta maestà è ,solo nei pa,stori dell'Agro Romano ll) e i s,uoi riflessi non solo nelle grandi reliqui,e atzeche, ma anche nella sopravvivenza di « forme fantastiche anc6ra legate alle antichis,sime radici della razza l). E ac– canto· a questo ,senso « la musa della ferocia, il brulichio <'he s'agita sotto l'ombra della morte ll; o, ch'è lo stes,so, il fermento di vita, che esplode nel barocco ecclesia,stico ,spagnolo e che trionfa nel tempio di Tepozotlan, nei chiostri e nei conventi di Querétaro. Ritroviamo qui il Cecchi des,crittor,e, ma con una solennità pacata insolita. Tutto .s'inqua– drà ,saldamente nel libro, •senza eccessi di bravura e senza pesantez2,e; nei ricordi di Cuernavaca il capitolo Un inglese s,i ricorda come una rive– lazione; e le pagine su Querétaro, l' incidente di El Paso, le considera– zioni finali sull'avvenire del Messico e ,sul problema degli indiani con– gedano il lett.ore senza razzi finali. Viaggio breve ma sostanziale; lo si chiude con rammarico e col desiderio che - con maggior frequenza da giornali, istituti no.stri ecc.. , si mandino all'estero -scrittori degni del nome e non professionisti del colore locale. E se è anche vero clie ,scrittori della forza di Oecchi da noi ,si contano ,suHe dita di una mano, non è questa una ragione per negal'e la bontà, dell'idea e il risultato dell'esperimento. EUGENIO MONTALE, Grno NOVELLI, Migliore stella.· - La T~adizione, Palermo, 1931. L. 9. PIETROMrnNos1, Crescere. ~ La Tradizione, Palermo, 1931. L. 9. Un florilegio di Gino Novelli, La nuova poesia religiosa italiana (1931), dà modo di conoscère quanti mai poeti religiosi si possano sco– prire oggi in Italia, a guardar le cose da Pa,lermo o meglio dalla specola di Pietro Mignosi. Questi ha premesso al florilegio del Novelli uno s~udio dal titolo Religione e Poesia, che gli auguriamo destinato a non diventare mai una poetica per produttori di poesia religiosa su ricetta. Certe coincidenze, di asserti suoi e anche di parole sue con questo o quel motivo di poeti ,suoi corregionali, possono d~stare qu~lche sospetto. BibliotecaGino Bianco

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