Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
D. GUERRI, La oorrente popolare nel Rinasoimento 617 colare interesse, perché l'Autore con le sue dotte ricerche e con le sue acute osservazioni ci accompagna, in mezzo al popolo .fiorentino del primo Quattrocento per sorprendervi, m_entre la corrente erudita. s'inal– vea risolutamente v,erso il Rinascimento, le voci di quei buontemponi popolani che, indifferenti o quasi al nuovo moto umanistico, palesano con una ricca .fioritura di berte « la loro insofferenza verso la coltura tradizionale tanto filosofica che empirica,quanto letteraria». Strano a dirsi! L'avversione alla coltura tradizionale, che le storie letterarie sogliono attribuire all'intemperanza degli umanisti, in quei primi decenni del Quattrocento -è piuttosto tenuta viva dal popolo, che, se ·amava Dante, il Petrarca, il Boccaccio, non sopportava tanto vo– lentieri gli imitatori. La poesia ·burlesca che ne deriva, con la sua nota sguaiata e s·pesso scurrile, mentre s'intona assai bene al gaio e spas– soso ambiente .fiorentino, dove si maturò l'atroce beffa del grasso• le– gnaiuolo, documenta, forse meglio di ogni altra prova, l'atteggiamento ribelle del popolo verso i letterati che nel suo innato istinto d.i bellezza esso vedeva e sentivi sempre più straniarsi dalla realtà della vita e intristirsi nel fondaccio della imitazione. Illustrando il poemetto di Geta e Birria, i cantari del Finiguerri detto lo Za e dell' Acquettino e le poesie burlesche di oscuri rimatori, che fanno capo a quel caposcarico del barbiere di Calimala, - su le cui sa– tire dal tono antiletterario avrei voluto leggere .un esame più diffuso, - il Guerri illustra un lato quasi ignorato della Firenze d:el Brunellesco e del Burchiello, mettendo in evidenza l'impronta di vigoroso natura– lismo che anima tutta quella produzione poetica, al pari d'ogni altra manifestazione artistica, in contrasto al tentativo di soffocazione che veniva dall'erudizione e dall'imitazione. A quel vigoroso naturalismo, che si ricollega al Dec(J/YYl,eron da un lato ed alla poesia schiettamente popolare del Pulci, del Magni.fico e del Poliziano dall'altro, senza dubbio si deve l'affermarsi sempre più vittorioso della letteratura vol– gare su •quella um3tnistica. Documentazione storica dunque, non poesia d'arte quella che ci dà col frutto delle sue ricerche il Guerri; ma d'un tale valor,e storico che supera quello della continuità della corrente popolare con la tradizione del Trecento, se si considera come premessa per risolvere una grave que– stione dantesca: l'autenticità della tenzone poetica fra Dante e Forese Donati. È questa la parte più interessante del libro, dei quale anzi si può affermare che ,è nato appunto per -poter dire una parola conclusiva ~ulla questione. Veramente, se si eccettuano un vago cenno· del cinquecentista Borghini e più tardi alcune rapide affermazioni contrarie del Fraticelli, l'autenticità della tenzone non è mai stata posta in dubbio. Chi legga l'erudita e ricca discussione fatta su di essa da quell'espertissimo e con– sumato dantista che tutti riconoscono in Michele Barbi (Studi Dante·– sohi, vol. IX, Sansoni, Firenze, 1924, pp. 5-149), vedrà, in mezzo a quanti dubbi ,ea quante congetture egli ,è costretto a muovere i suoi dotti ragionamenti per spiegare quei sonetti, giovandosi di tutto ciò che su di essi è stato scritto e sottoponendo ogni affermazione ad una critica mi– nuziosa e documentata. BibliotecaGino Bianco
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