Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

6 l6 C. BROOKS, .Antonio Panizzi Scholar and Patriot essi ,si lasciassero prendere nella r,ete degli emissari mazziniani e av– viandoli ver,so il Piemonte per ser,vir,e agli scopi antiborbonici del Cavour. Certamente non è facile, e potremmo dire che è impossibile, determi– nare nei particolari quale ,sia stata l'attività del Panizzi come amba– sciatore ufficioso dell'Italia nel biennio 1859-1861, perché non tutto è documentabile. Le lettere ,scritte dal Panizzi dicono poco, mentre è ovvio pensare che egli abbia adoperato più la parola che la penna. Il mutato contegno dell' Inghilterra rispetto all'Austria e alla questione italiana, ,specialmente dopo l'avv,ento al potere del Palmerston e del Russel; l'oppo,sizione di costoro alla creazione d'un regno napoleonico nell'Italia centrale; l'invito alla Toscana di accettare la reggenza del principe di Carignano; la benevola neutralità durante le spedizioni della Sicilia e delle Marche e dell'Umbria: in questi ed altri fatti si– gnificativi la mente è tentata a vedére l'azione del Panizzi anche più in là che non dicano e Iion possano dire i documenti, che la Brooks ha con diligenza cercati e utilizzati nel suo libro. · Dopo la proclamazt9ne dell'unità, Cavour tentò di persuadere il Panizzi a tornare in Italia, dove avrebbe potuto rendere utili servigi al paese, ma egli si rifiutò, né riuscirono a convincerlo l'Hudson e il suo amico Lacaita. Amava, è vero, il suo paese natale; ma oramai si s,entiva t.roppo inglese e troppo era attaccato aJl'istituto da lui diretto. Fece anc6ra quatche viaggio in Italia per diporto o per ragioni di salute. Ma in Inghilterra, dove aveva trovato ospitalità e fortuna, volle con– tinuare a vivere e mori. Intimamente però fu e rimase italiano, interessandosi sempre di ciò che avveniva nella patria ,d'origine, manifestando agli ainici, coi quali aveva conservato rapporti epistolari, le sue impressioni, che erano dettate dalla voce del buon senso e da un geloso amore per la nuova Italia. La quale, sì, era anche un po' opera ,sua. ANTONIO PANIDLLA. DoMFJNICo GuERRI, La corrente popolare nel Rinascimento: Berte, burle e baie nella Firènze del Brunèllesco e del Burchiello. - Sansoni, Firenze, 1931. L. 18. Ampio e attraente è l'argomento che il titolo di questo volume promette; ma a scanso· di equivoco· giova ,subito rilevarne il sottotitolo che opportunamente è stato aggiunto dallo stesso Autore, il quale· ha limitato la sua indagine non solo aJla prima metà del secolo XV, anzi ai primi decenni, ma anche ad una sola delle varie manifestazioni della « corrente popolare del Rinascimento», che non ,si esaurisce tutta, - come il titolo principale lascerebbe supporre, - in berte, burle' e baie. Altre manifestazioni essa offre, continuando con la poesia popo– lana, con la lauda, con la sacra rappTesentazione, con i cantari caval– lereschi, con la novellistica ecc., la tradizione trecentesca. Ma, pur con questa necessaria limitazione, il volume riesc.e di parti- BibliotecaGino Bianco

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