Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

588 A. Bonsanti cofano pur dopo avergli fatto mandare per l'ultima volta ripetu– tamente quel rumore simile a un urto contro legno : tun, tun. Egli intanto aveva vinto. Ringraziandosi scambievolmente i due competitori e pur dichiarandosi felici della contesa, avevano dimostrato l'intenzione dli riposare sulle posizioni 0onquistate,. che non davano la palma a nessuno e quindi sod'disfacevano en– trambi. Inoltre era l'ora di partirsene e se ne erano venuti via infatti, di lì a poco, in gruppo, dopo aver pre·so appuntamento per la colazione dell' indomani. - Birbanti, - esclamò dli nuovo Bettigalli. Ciò che lo stupiva, era come la vecchia Areati si fosse prestata a quello scherzo, poj– ché il dubbio che la tabacchiera non si trovasse nel cofanetto, e quanto conclude'Va le sue riflessioni fosse un frutto della fantasia, non gli passò neppure per la mente. Piuttosto, nonostante la sua certezza, non provò ira, edl anzi fu a causa, di questa certezza che il proprio spirito sveglio gli venne suggerendo il modo di parare l'offesa, di volgere a proprio vantaggio la burla di cui era rimas10 vittima. - Birbanti, - ripeteva,. - birbanti, - e rideva in cuor suo. La gara che gli veniva proposta dal giovane vaniloquente egli si sentiva d[ accettarla. Si alzò, lasciò la tavola. I servi immobili lo videro andare e venire tre, quattro volte per l' intera lunghezza del salone'; un pensiero certamente lo preoccupava, ma d'oveva essere gradevole poiché sorrideva con le sue labbra sottili. Finalmente si fe'rmò; - Metti i dolci nella scatola, - disse al cuoco. Si fece vicino lui stesso e aiutò; in breve la scatola fu piena. Intanto il giardiniere .aveva recato il secondo mazzo di rose e se ne era riuscito silenzioso. Lo segui anche il cuoco dietro un cenno del padrone, terminata la bisogna. Rimasto solo con Oecco, il ca– valiere Bettigalli sedette di nuovo, e questa volta comodamente in una poltrona. ,Si fregò ripetutamente le mani, tutto il suo atteg– giamento diventò· quello di chi si prepara a fare un discorso diffi– cile che richiede una grande attenzione da çhi parla non meno che da colui che ascolta. Fissò il vibrare come di impercettibili vite in un raggio di sole che giungeva allungato sul pavimento sin presso la poltrona. Incominciò. - ·Stai bene attento, - disse, - a quanto ti verrò spiegando. - Oecco gli si avvicinò dalla parte del sole, calpestò la macchia do– rata sopra _il tappeto, entrò in pieno nel raggio. - Porterai tu stesso dagli Areati, dolci e. fiori, - proseguì Bettigalli, e alzava lo sguardo ora in volto al servo ora lo riabbassava a mirare· la lu– centezza del sole sui calzoni neri e lisi di Irti, - porterai dolci e fiori, ma passando dalla porta del vicolo. Doinanderai della Pol– dina. Dille eh' è mio desid!erio fare un' improvvisata alla sua pa– drona.' che ti faccia passare nel salotto, accomodare da te· stesso BibliotecaGino Bianco

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