Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
• 460 D. Oinelli tenne stringendola forte. E ecco essa, alzò il ca,po a guardarlo, interrogandolo:· Vincenzo aveva, negli' occl).i un'espressio_ne di pre– ghiera, umile e discreta. Allora la mano si. abbandonò e gli occhi si voltarono via. L'orchestra riprese a suonare, una nenia dt negri, lenta e triste, . eppure, in quel suo ingenuo modo,- malvagia. Ballava,no senza una parola, gravi; e come senza pensare: era rimasto fra di loro qualche cosa di amaro, un senso di complicità, come se sapessero di avere guastato un sentimento buono o di aver fatto male a qualcuno. Lenta.mente, nel salottino quieto e composto, piccolo come una scatola, si era fatto buio. Quanto tempo ·era passato ? Pareva che il tempo si fermasse intorno a lei come isolandola dalla vita, e che non altro cambiamento d'ovesse avvenire se non della luce; così dopo il crepuscolo era. caduta la sera, si sarebbe fatta la notte, e poi l'alba .. ·~ Teneva anc6ra stretto nel pugno quel pezzetto di carta che l'aveva condotta come un misterioso legame, un filo; in tanto dedalo p.i cose e di gente: ne ripeteva anc6ra dentro di sé le miste– riose cifre dell'_indirizzo (( 28 West 138 )), come le aveva mand'ate a memoria, in inglese, con quel sapore d'ignoto, di geroglifici. La Margherita, la quale sembrava non avessè premura di recarsi in nessun posto, come se non dovesse averne né sentirne il bisogno in qualsivoglia altro angolo del globo terrestre, le aveva offerto con insistenza di rimanere con lei, sino a quando·. non fosse venuto qual– cuno. Ma lei l'aveva scongiurata con le ·1acrime agli occhi di la– sciarla sola,. E ora, se Vincenzo non fosse più venuto ? La città era passata su di lei come un incubo fra la nebbia del 0 l'ansia e dello sgomento di giungere, indissolubilmente mescolati come n.ella vertigine il desiderio e l'orrore della voragine, làscian– dole nel petto u~ rombo confuso come il mare nelle conchiglie. Era stata presa da una velocità brutale. che la sbatacchiava di qua e di là, da ferrovie aeree a sotterranee, da automobili a ascen– sori che l' ingoiavano e la gettavano l' uno all' altro, in ùn tur– binìo di gente e d'immagini che non entrava,no in lei. Era la be- . stia sforzata dalla macchia, nell'incomprensione muta e angosciosa della cerchia degli uomini. E ora l'avevano .presa, e chiusa lì, in quella gabbia, in quella cella sospesa per aria, una di mille, in quel fabbricato altissimo misteriosamente percorso dagli ascensori, fra tanti altri fabbricati tutti uguali, quadrati, chiusi, imperiosi. E se Vincenzo -non fosse venuto ? E se lei non avesse più ritrovato la strad_a per ritornare al dock ? E la Lucia, sul vapore ? E. se noh. l'avessero più lasciata passare? Ma non si può separare la madre d'alla sua creatura. Ma perché non veniva Vincenzo? E ecco la pren– deva la paura di sentire .il suo passo, dietro di sé. Non dir nulla, . non farsi accorgere di nulla. Meccanicamente il suo sguardo calava · Biblioteca ino Bianco _
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