Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
45.8 D. Cinelli ' trica, col cemento duro sotto ai piedi; suonarono vocii gutturali che parvero immergerla in un sogno magnetico. E poi la nebbia gialla le vomitò, piccoli esseri attoniti, frettolosi d 'imbuc.ll ,rsi in un sot-. terraneo, nei torrenti di luce e di motori che _s correvan o precipitosa– mente i fondi torrenziali delle vie incassa.te nei precipizi squad!rati. Come pensieri nell'ombra che lo scatto di un lume subitamente disperde, dall' alto della passerella Lapo Sanmicheli vedeva in pari tempo da opposti lati allontanarsi la creatura istintiva alla quale era stato possibile di umiliarsi e dentro di se medesimo colui che a,,eva potuto chinarsi sino a lei. E ecéo non c'era più che una montanara, una ragazzetta ruvida come le marruche della macchia, e lui, lo scettico che ha spremuto la vita come un frutto succoso: che ci poteva essere di comune fra loro se non quel breve atto, quella frustata dei sensi ? Certo anche nella più profonda d.imenticanza d[ sé, era sempre col senso illusorio di un sogno lontano che aveva immaginato di poter viver con lei, dì scoi•da.rsi di quello ebe era, di liberarsene. L'altro, quello che ora aveva ripreso possesso, era il più forte. E era come a salire una scala che non ha .termine, sotto a un fardello che non si può deporre, grave del peso degli anni e dei fatti che sono pa,ssati, non contano più, ma non 'si posson disfare. XVIII. ·, Caviale, Aragosta Thermid'or, insalata con salsa di gamberi.. .. Vincenzo ammirava quella scelta opulenta e indigesta non senza un'ombra di pensiero al conto, ma anche con un certo orgoglio· di poterlo pagare senza farsene croce; orgoglio che da tante altre sor– genti stasera saliva a riscaldargli dolcemente il sangue. Quella fine creatura tutto crespo tulle e sorrisi che un soffio pareva la dovesse portar via, al d[ là del tavolino carico di argenterie, di porcellane fini e di fiori, era lì per lui, per lui in abito da sera, cravatta bianca gardenia all'occhiello; e intorno lo gua.rdava ossequioso il solid~ sfarzo del grande albergo di classe, come se gli fosse sempre appar– tenuto, se egli fosse nato fra quelle cose raffinate, costose ..Prima di conoscere lei, non avrebbe mai osato varcare le soglie di quegli edifizi imponenti: era un passo lungo, da una casta a un'altra dal . . . ' sICuro all'ignoto. Con lei la soggezione spariva e il diritto era . . ' presto acqmsito. E una volta entrato, si meravigliava di trovarci gente come lui e che nessuno facesse ca-so di vederlo lì dentro. - Venite accanto à me, da _questa parte. - Il cameriere che segue con la coda -dell'occhio il suo servizio accosta una seggiola a quella della signorina, cambia di- posto al coperto, alle posate. {.In BibliotecaGino Bianco -
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