Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

Diario del Guicciardini in Spagna, 441 eia>> (gli basta paragonarla a Firenze); e si rende conto subito del confluire intorno delle valli, del corso dei fiumi, del baluardo dei Il)Onti, misura fortezze e castelli, con l'occhio utile di chi domani potrebbe essere chiamato a difenderli o ad assaltarli o a valersene. L'occhio,. per intendersi, dell'ufficiale d'artiglieria. Apprende le culture e i commerci di un paes~ con la prontezza di un agrario o di un commerciante :fiorentino. Nelle tappe appena più lunghe (ad Avignone, in Catalogna, in Aragona) s'interessa ai lavori in •~orso, alla giustizia, ai disordini, ai privilegi, ai delitti, alle entrate del principe, alla religione, all'indole e al vario costume della gente: l'occhio del governatore. E c'è già lo scrittore : quei· suoi periodi ampii, a rete, tesi a raccogliere più cose, più fatti, più uomini che si può; e se gli sovviene, nello scrivere, una cosa o un fatto nuovo, si aggiunge una proposizione al periodo, una maglia alla rete e si porta a galla anche quello. La prosa utilitaria del Guicciardini. E tuttavia suscettibile (meglio di prose più risentite e più classiche) di ricevere e lasciare prontamente l'umore dello scrittore. Questo umore è più vigile e anche irritabile nelle prime tappe del viaggio, perché il Guicciardini attraversa terre e provincie che ebbero a che fare con Firenze; e il conto forse resta aperto .... Così alla seconda tappa del viaggio, il Guicciardini è alle porte di Lucca che aveva da poco :firmata la pace con Firenze (in conse-· guenza della pace di Pisa); ma ci vuol poco a sentire che l'animo del Guicciardini non è di pace. - Da Pistoia ne venimmo a dì 30 a Lucca discosto a Pistoia 20 miglia, delle qualità della quale non po.ssiamo molto parlare perché ne vedemmo più fuora che drentò, conciosia che giùnti per la via di Pescia alle mura, l'avemmo a girare più· che mezza innanzi che trovassimo la porta; non– dimeno la terra ci parve maninconica, che è· in piano ma molto sotto a' monti; el contado- verso Pisa e Pescia è poco; distendesi verso Pietra– santa ed è buono e bene cultivato, e benché da quella banda fussi 1~ pace di Ottaviano, pure vi si stette con poéO riposo, perché tutta la notte · sentimmo campane e gridi di guardie non altrimenti che se fussimo in mezzo la guerra. A Dio piaccia ridurgli in termini che e' non abbino a pensare più alla guardia della terra; e la dichiarazione di queste parole si stenda a, senno del savio nostro 1 ). / 1) L'editore del diario interpreta : « Dio faccia loro mettere giudizio sì che non abbiano a pensare troppo alla guardia della loro terra, e non senza arguzia, anche ai Fiorentini, so=essamente rivolge il con&iglio di favorire questo savio partito; è l'augurio per una intesa, per il disarmo degli spiriti di cui tanto era sentito il bisogno». Ma il senso sembra un altro, anzi tutt' altro: Dio riduca. i Lucchesi in tali .condizioni che perdano presto la signorìa della città; e a rendere vero l'augurio ci pensi U nostro savio dell'arme; e cioè il nostro maestro di guerra. (Sul «savio» vedi il REZASOO, Dfa·ionario del linguaggio itaiiano storico e ammini– strativo, Firenze, 1881). BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy