Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
La strada., la bisaccia e la pipa (e anche Giosuè Carducci) 403 · tanto lusso de cusina, de servizio e· pulizia. Quando po' se ga a compa.,<>'Ili do amigoni alegri e .cari, e Carducci il gran poeta, mato ti se ti te lagni : ti saresti senza pari una piatola indiscreta. I quali anche il Carducci lesse, e ne rise; pur ammonendo burbero, come soleva : - Non scrivere sciocchezze sul registro della signora Caterina. , Con codesti compagni giocò a bocce e fece gite : salì un monte, come scrisse agli Zanichelli, fino a 2500 metri, credo il Coldai; ac– cettò la proposta di tentare il ghiacciaio d'ella Marmolada, ma an-,.... da,rono poco oltre i Serrai di Sottoguda; credo fino alla Malga Ciapèla, dove passarono la notte. Di quella notte il Pinelli ricorda.va . con gran ridere il g;rido di sorpresa quasi paurosa del Carducci, quando, saltato sul letto, affondò e scomparve riei piumini, che di– ceva e non si vedeva : - Pinelli, Pinelli, dove vado .... - Ritornarono la mattina dopo. Partirono da Caprile, tutti tre insieme, il 28. « Io domani)), scrisse il Carducci alla moglie il 27, « parto a piedi per Cortina d'Ampezzo : indi seguiterò in vettura per Pieve di Cadore)). In realtà la vettura, fatta venire da Cortina, li avrebbe aspettati al Falzàrego, dove incominciava la strada carrozzabile; fino al Falzàrego la signora Nina aveva provveduto una buona scorta di cavalcature. Anche, la signora aveva provveduto e raccomandato a Cortina d'Ampezzo un a,lbergo, l'Aquila Nera; dove giunsero lo · stesso giorno 28, e donde, la mattina dopo, il Carducci scrisse agli Zanichelli cosi : « Da Cortina d'Ampezzo, bellissima valle italiana nei dominii di S. M. Apostolica, faccio sapere ai sigg. Zanichelli che ho fatto un'ottima colazione, che _sono le 9 e mezzo a. m., che parto per Pieve di Cadore, e che la sera del 3 sarò a Bologna)}. Ma del servizio all' Aqitila Nera il buon Pinelli, mi. diceva la si– gnora Caterina che glielo contò s11bito ritornato il Colonnello, non era soddisfatto; e si spazientiva e brontoliwa, e il Carducci lo ri– pr~ndeva: - Taci, che qui non siamo dalla signora Nina. - E queste furono le ultime parole, di memoria affettuosa e di genti– lezza, che la buona signora· seppe di lui e che più volte, con pianto, mi ripeté .. L'amico Bosi, ch'era sempre rimasto silenzioso, volle, usciti, ch'io salissi in casa sua. E il perché fu cosa assai pietosa e grot– tesca. Passai per un androne, salii una scala di legno consumato e tarmato, entrai in una stanza bassa e scura, con un letto, un tavolo, e, in fondo, presso la finestra, malamente seduta tra cu– scini, una povera infelice, paralitica, le mani pesanti sul grembo : BibliotecaGino Bianco
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